Butterfly, gioiello prezioso da ammirare con attenzione

Presentato nella sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, Alice nelle Città, Butterfly, diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, racconta la storia di Irma Testa: prima pugile italiana a disputare un'Olimpiade. I due registi – anche in veste di sceneggiatori insieme a Guido Iuculano – non si sono però limitati a documentare le tante imprese sportive dell’atleta azzurra, ma nell’arco di tre anni, dal 2015 al 2018, con la loro cinepresa hanno seguito passo dopo passo ogni sua incertezza, ansia o ripensamento. Il risultato finale di questo lavoro è uno splendido docu-film che mostra la fragilità, il desiderio di riscatto, la determinazione, il sacrificio e i dubbi a cui va incontro la giovane Irma: una ragazza nata in un ambiente difficile, quello di Torre Annunziata, dove raramente i sogni riescono a trasformarsi in realtà.

Cresciuta in uno dei paesi più violenti dell’hinterland napoletano, all’età di 15 anni la giovane boxeur lascia famiglia, scuola e terra d’origine per trasferirsi ad Assisi, luogo in cui ha sede il Centro Nazionale Federale di Pugilato. Qui inizierà per lei un periodo duro, fatto di estenuanti allenamenti, forte nostalgia e inconscia paura di non essere all’altezza dell’immensa sfida che l’attenderà a breve: i Giochi Olimpici di Rio 2016. Che la vita degli sportivi non sia sempre rose e fiori è una verità portata sugli schermi in molte occasioni, ma il lavoro di Cassigoli e Kauffman si tiene a debita distanza dai troppi cliché osservati in opere più ‘blasonate’. L’intera ‘pellicola’ è infatti scevra da qualsivoglia forma di banale retorica e prolissa ampollosità, elementi che avrebbero potuto minare il perfetto evolversi della narrazione.

Asciutto e rigoroso, Butterfly indaga sul percorso esistenziale e atletico di Irma senza tralasciare la condizione socio-economico-culturale in cui ella si muove. Ecco, allora, che diviene di fondamentale importanza la figura di Lucio Zurlo, un uomo, prima che un allenatore, considerato dalla protagonista alla stregua di un padre, un coach che gli occhi degli abitanti del comune campano vedono come un salvatore: unico faro di speranza, per il futuro degli adolescenti di un territorio dimenticato dalle istituzioni e governato dalla delinquenza. Gli incontri vinti e persi sul ring, da sempre appropriata metafora della vita, tracciano le gioie e le disillusioni della Testa, che se da un lato inizierà ad assaporare la notorietà, pur restando una giovane umile e con i piedi ben saldi a terra, dall’altro comincerà a non reggere il peso delle tante responsabilità piombatele addosso. Il duo Cassigoli-Kauffman, spingendosi dunque nell’anima travagliata dell’atleta, nella quotidianità dei suoi affetti familiari e nel bellissimo rapporto che la stessa ha con il proprio ‘mister’, regala agli spettatori un’opera densa di umanità che supera notevolmente le già rosee aspettative.

In questa magnifica rappresentazione di una realtà così ben esposta da non rendersi conto di assistere a un documentario, Irma Testa appare di una naturalezza sorprendente e disarmante: una piccola farfalla che, nonostante i colpi ricevuti, mantiene intatti colori, caparbietà e voglia di volare ancora più in alto.