Deathgasm

Sono titoli di testa animati ad aprire il lungometraggio d’esordio di Jason Lei Howden, creatore degli effetti speciali per la Weta Digital, che, in un certo senso, sembra guardare a quel Morte a 33 giri diretto nel 1986 da Charles Martin Smith e riguardante un idolo rock evocato attraverso il suo ultimo disco inedito ascoltato al contrario da un suo nerdissimo fan.

Del resto, in questo caso abbiamo Milo Cawthorne nei panni del giovane Brodie, emarginato amante del thrash metal che, finito a vivere in casa di uno zio bigotto, prima incontra Zakk alias James Blake, appassionato della stessa tipologia di musica, poi, messa in piedi insieme a lui la band che da il titolo al film, entra in possesso di uno spartito che pare garantisca il Potere Supremo a chi lo suona.

Spartito le cui note, eseguite, evocano, in realtà, l’antica entità maligna Aeloth l’Oscuro, che finisce per mutare in zombeschi e aggressivi demoni le persone del posto, dando il via ad un tripudio di sangue ed interiora sparse non privo di occhi strappati a mani nude, teste spaccate verticalmente in due da asce ed evirazioni.

Demoni non poco vicini a quelli visti in cult della truculenza su celluloide del calibro de La casa di Sam Raimi e Splatters – Gli schizzacervelli di Peter Jackson, non a caso rientrante tra le dichiarate fonti d’spirazione del regista insieme ai trashissimi prodotti Troma e a Il ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon.

Perché, mentre una misteriosa setta subentra per rendere ancora più complicata la situazione ed a supportare i protagonisti provvede anche la bella Medina, interpretata da Kimberley Crossman,  tra montaggio frenetico ed abbondanza di effetti speciali di trucco è un respiro generale decisamente lontano dalle moderne, noiose ghost story proto-mockumentary e vicino, fortunatamente, a quello che caratterizzò molti coinvolgenti horror sfornati tra la metà degli anni Ottanta e i primi Novanta a dominare l’operazione.

Quindi, con heavy metal a manetta a fare da colonna sonora, si sorvola tranquillamente anche sulla certa mancanza di compattezza del tutto, in quanto non si può fare a meno di uscire enormemente divertiti dalla visione di uno spettacolo volutamente portato all’eccesso per strappare macabre risate... compresi falli di plastica e palline anali (!!!) per affrontare le creature.