Eva: Isabelle Huppert è la misteriosa Eva nell’ultimo film del francese Benoît Jacquot

Bertrand (Gaspard Ulliel) accudisce uno scrittore anziano durante i suoi ultimi giorni di vita, ma l’improvvisa dipartita dell’uomo lascerà nelle mani del ragazzo ben più di quanto sperato. L’ultimo manoscritto dello scrittore, dal titolo Passwords, sarà infatti fonte di un incredibile colpo di fortuna e di un drastico cambio di rotta nella vita di Bertrand. Da un inaspettato successo deriverà però anche quella smania di protagonismo che getterà in qualche modo il giovane uomo, nel bene e nel male, sulla strada di Eva (Isabelle Huppert), una misteriosa donna dalla vita assai ‘movimentata’. Nel confronto tra il giovane uomo e la ben più matura signora si innescheranno dinamiche complesse, e in grado di mettere a repentaglio molti degli equilibri esistenti nelle loro vite.

In concorso per la Francia alla Berlinale 2018, il regista francese Benoît Jacquot cuce addosso alla diva sempre più diva e pluripremiata attrice francese Isabelle Huppert il suo ultimo film Eva, tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore inglese James Hadley Chase pubblicato nel 1945, e già portato al cinema nel 1962 dal regista Joseph Losey. Nella prassi oramai consolidata di costruire interi film sulla fisicità minuta ed esuberante, e soprattutto sull’espressività verace della Huppert, qui Jacquot rilancia la sfida e lavora a trasformare l’attrice francese in una Eva ante litteram: poliedrica e affascinante, dolce e corrosiva, e in grado di calamitare ogni attenzione (non solo maschile) su di sé.  

Ma la storia langue, soffre di evidenti ‘down’ e non ha la struttura giusta per portare avanti il confronto umano e psicologico, intriso d’ossessione, che il film di Jacquot vorrebbe invece essere. La parabola del giovane Bertrand accecato dal successo e dalle malie di una donna decisamente più navigata di lui non bastano infatti a dare allo script materiale sufficiente a nutrire il ritmo e la verve del thriller psicologico che dovrebbe conseguirne. Ai molti ed evidenti punti di contatto con l’acclamato Elle del regista Paul Verhoeven si contrappone qui una grande differenza, e là dove Elle trascendeva  i contenuti attraverso un’estetica magniloquente e in grado (in parte) di colmare le sospensioni narrative, ad Eva manca anche una forza estetica o fluidità visiva che possano controbilanciare la vaporosità della sceneggiatura.

Fatta infatti eccezione per la stessa Huppert che con la sua carica artistica riesce in ogni caso a dominare la scena, tutti gli altri personaggi incluso il Bertrand di Gaspard Ulliel appaiono scialbi e per nulla accattivanti, mentre gli eventi che li coinvolgono spesso e volentieri troppo schizofrenici. Un’idea forse troppo debole già in partenza che infine sembra avere dalla sua davvero (troppi) pochi elementi di interesse e/o riconoscibilità.