Fuck you, prof! 2

Con l’ex galeotto Zeki Müller avevamo fatto conoscenza nel 2013 in Fuck you, prof!, che, miscelando probabilmente i plot alla base di Da ladro a poliziotto di Les Mayfield e Un poliziotto alle elementari di Ivan Reitman, lo portava a fingersi insegnante nell’istituto scolastico sorto dal cantiere in cui era stato nascosto da un amico un suo bottino.

Un successo stratosferico (oltre 7,3 milioni di biglietti venduti in Germania) che non ha potuto fare a meno di spingere l’attore protagonista Elyas M'Barek a tornare ad avere a che fare con gli scatenati studenti che, stavolta, accompagna in Thailandia mosso da un duplice scopo: conquistare un prestigioso partner locale ed un riconoscimento dal Ministero dell’Istruzione al posto di un college rivale e, soprattutto, recuperare il peluche imbottito di diamanti appartenenti ai suoi trascorsi di ladro che la professoressa e sua fidanzata Lisi alias Karoline Herfurth, ignara del contenuto, ha spedito per beneficenza alla nazione asiatica.

E, con Bora Dagtekin di nuovo al timone di regia, si aggiunge anche il collega d’insegnamento Hauke incarnato da Volker Bruch al campionario di personaggi atti a prendere parte alle diverse situazioni cui fa affidamento la sceneggiatura nel tentativo di divertire lo spettatore.

Situazioni comprendenti, tra l’altro, palline da ping pong sparate tramite vagina e imprevisti con scimmie; senza contare un incidente in barca e un incontro-scontro con i bambini senzatetto rimasti orfani in seguito allo tsunami che devastò la zona nel 2004.

Perché, come già avvenuto nel capitolo precedente (e come avviene, di norma, in tutte le commedie di questo tipo), non è un inevitabile risvolto a base di buoni sentimenti e con morale annessa a risultare assente nella oltre ora e cinquanta di visione.   

Una durata decisamente eccessiva per essere posta al servizio di uno spettacolo cinematografico a base di bene o male scollacciate gag indirizzate al pubblico degli adolescenti; tanto più che, a differenza del già non esaltante capostipite, stancante e ripetitivo dopo la sua prima metà, in questo caso il tutto appare martellante quanto incapace di generare coinvolgimento e di spingere a sprofondare in risate.

Se poi, senza prestare alcuna attenzione all’evoluzione degli eventi raccontati, vi bastano effetti allucinogeni e discutibili procedure su preservativi per impedire ai giovani di consumare rapporti sessuali, accomodatevi pure in sala e divertitevi... voi che, forse, potete.