Genius

Jude Law, Colin Firth, Nicole Kidman, Laura Linney, Guy Pierce: cast all star per Genius, opera prima di Michael Grandage, nonché storia vera dell'editore Max Perkins, che negli anni '20 pubblicò i primi romanzi di Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway e Thomas Wolfe, morto a soli 38 anni per un tumore al cervello.
Ambientato in una fumosa New York, a cavallo tra la fine degli anni '20 e la metà degli anni '30 – ma girato a Manchester -, il film è basato sul libro di A. Scott Berg, Max Perkins: Editor of genius e vanta la sceneggiatura di John Logan, nominato agli Oscar per Il Gladiatore e The Aviator, sceneggiature originali, e per Hugo Cabret, sceneggiatura non originale.
Ottimo punto di partenza dunque, per un film intenso e toccante in cui Jude Law, che regala una splendida performance, è affiancato dal Premio Oscar Colin Firth che a sua volta torna a recitare con Guy Pierce – che nel Discorso del Re era suo fratello -, qui nei panni del celeberrimo scrittore Scott Fitzgerald, ridotto in miseria e costretto a chiedere aiuto all'amico editore.

Presentato in concorso all'ultimo Festival di Berlino, Genius racconta due facce di una stessa medaglia: da un lato c'è Tom, ci sono l'ascesa e la caduta di un genio letterario, c'è il ragazzo esuberante ed eccentrico legato da tempo ad una donna ebrea sposata, sempre pronto a battere il piede con forza in situazioni di stress emotivo e sempre intento a vivere al massimo, dall'altro c'è Max, il suo editore, padre di quattro figlie, sposato a una moglie devota interpretata da Laura Linney, silenzioso e pacato, che quando si perde nei meandri di un romanzo che profuma di successo, nulla di quel che accade intorno a lui ha più importanza, tanto da chiudersi nello spogliatoio per continuare a leggere avidamente.
Max corregge alacremente i manoscritti apportando correzioni con l'immancabile matita rossa e domandandosi continuamente: “rendiamo migliori questi libri o solo diversi”?
Volubile ed egoista, Tom vive dei suoi personaggi, dei suoi lunghissimi romanzi, delle sue macchinose digressioni e dei suoi aggettivi pomposi che, puntualmente, Max taglia in favore di uno stile ed una lettura più immediati, facendo andare su tutte le furie Tom che esplode spazientito: “Grazie a Dio Tolstoj non ti ha mai incontrato, altrimenti avremmo avuto Guerra e nulla”!

Pur concentrandosi sul profondo legame che si instaura tra i due uomini, fatto di alti e bassi, di scuse e riflessioni, discussioni e bourbon in compagnia, il bellissimo film di Grandage dipinge in maniera accurata anche l'epoca dei grandi scrittori americani del primo '900, in cui gli uomini indossano costantemente il cappello e le donne sono elegantemente impellicciate.
Sono gli anni dei grandi viaggi transoceanici e del jazz suonato in locali poco frequentati dai bianchi ma in grado di regalare a chi meno se lo aspetta – Max – una serata indimenticabile, con una musica in grado di far sciogliere anche lui, così rigoroso e composto. Proprio quella nel locale di musica jazz è tra le sequenze più riuscite del film, dotata di un montaggio sorprendente che compone un meraviglioso puzzle fatto di piedi che battono sul pavimento a ritmo di musica, donne che muovono i fianchi in maniera sensuale, sassofoni che luccicano tra fumi di sigarette, bicchieri che tintinnano felici e sorrisi liberatori che sbocciano ovunque.

Genius, terzo film presentato all'undicesima Festa del Cinema di Roma la cui sceneggiatura è stata inserita nella Black List delle migliori ancora non realizzate, scorre piacevolmente conducendo lo spettatore nei meandri della creazione letteraria, di tutto ciò che comporta la nascita di un testo, dal manoscritto alla stampa: giunge al culmine drammatico definendo in maniera attenta e accurata i suoi personaggi, soffermandosi sul cuore infranto di Aline, l'amante di Tom interpretata da Nicole Kidman, sulla frustrazione di Fitzgerald, sulla figlia piccola di Max che subisce il fascino dell'autore ribelle ed esuberante.

Sul finire del film, Tom passeggia su un'immensa spiaggia e mentre guarda l'orizzonte, colpisce un'ultima volta il suolo con il piede, come folgorato da una nuova consapevolezza.

Suggestivo, originale, interessante: un esordio alla regia solido e tecnicamente impeccabile, che fa della sceneggiatura, dei suoi fitti dialoghi e della buona caratterizzazione dei personaggi il punto forte. E un film che fa riscoprire uno scrittore forse meno noto rispetto ai colleghi della sua epoca ma talmente incisivo da aver influenzato Jack Kerouac e la Beat Generation.