Gli Stati Uniti contro Billie Holiday: l'omaggio alla voce e all'anima di Lady Day

Dopo essere stato venduto alla piattaforma Hulu , Gli Stati Uniti contro Billie Holiday arriva nelle sale italiane il 5 maggio 2022. Dietro la macchina da presa, supportato dalla solida scrittura del Premio Pulitzer Suzan-Lori Parks, Lee Daniels confeziona un omaggio sentito, appassionato, doloroso, di una delle figure più controverse e amate del ventesimo secolo.

Elinore Harris, meglio nota come Billie Holiday o Lady Day, nasce a Filadelfia nel 1915. L'infanzia la trascorre a Baltimora, senza un papà che la protegga, ma con una mamma che la spinge a prostituirsi per vivere. La carriera di cantante, che la renderà famosa e immortale, inizia all'età di soli 15 anni.
Basato sul libro Chased the Scream: The First and Last Days of the War on Drugs di Johann Hari, il film ripercorre le tappe della vita della Holiday, dal 1947 fino al giorno della sua morte, avvenuta il 17 luglio 1959.

La scena si apre con la celebre artista – magistralmente interpretata da Andra Day, per cui si è meritata una nomination al Premio Oscar e un Golden Globe come Miglior attrice – impegnata con un'intervista radio. Ai microfoni di Reginald Lord Devine, la Holiday si presenta come una donna matura, sensibile, non indifferente alle critiche e ai commenti della gente, ma determinata a portare avanti la sua “battaglia”.

Siamo nel 1957, e parte da lì il flashback che ci porterà a conoscere da vicino l'artista e il suo entourage. Addentrandoci in un mondo fatto di sentimento, di sofferenza, di sostanze stupefacenti, abbiamo la possibilità di comprendere meglio la grandezza e la complessità della Holiday. La sua canzone Strange Fruit diventerà la cosiddetta “pietra dello scandalo”, che il governo degli Stati Uniti scaglierà contro di lei. Il testo parla di linciaggio, in un'epoca in cui il linciaggio afro-americano non è ancora considerato fuorilegge – si consideri che il provvedimento, che mette fine a tale pratica, è arrivato solo nel marzo 2022, a opera di Joe Biden.

La Holiday si fa portavoce di un movimento con la sua arte, con la sua anima. I diritti, brutalmente calpestati e meschinamente occultati, trovano una loro portavoce. Ed è una voce quasi soprannaturale, quella di Billie.

Lady Day ha avuto una carriera di tutto rispetto, costellata di grandi successi, acclamazioni, complimenti e conquiste, ma la conquista più importante non riuscì mai a raggiungerla. Non in vita almeno. Purtroppo, il peso del passato non abbandonò mai le sue spalle, conducendola in una spirale senza fondo, rappresentata dalla droga. Nessuno di coloro che fecero la sua fortuna – l'amica e assistente Ros (Da'Vine Joy Randolph), il sassofonista Lester Young (Tyler James Williams), l'amante Jimmy Fletcher (Trevante Rhodes) – costituendo per lei una sorta di famiglia “d'emergenza”, riuscì mai a salvarla completamente, salvarla soprattutto da se stessa.

L'unica ancora a tenerla, in qualche modo, fuori dal turbinio in cui il suo spirito vagava era, ed è stata a lungo, la musica. Ecco perchè quando anche questa le viene portata via, tutto sembra crollare, perdere di senso, trascinarla a fondo. Ma Billie è una donna forte, emblema di una resilienza intramontabile, un'eroina ante litteram, che nemmeno la morte può mettere a tacere. Ci hanno provato in ogni modo possibile e (in)immaginabile, eppure, infine, hanno fallito. 

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