God's not dead

Shakespeare aveva ragione nel dire che la vita è davvero come una favola raccontata da un’idiota?

Solo un vero rischio mette alla prova la realtà di una convinzione secondo il giovane Josh Wheaton che, matricola del college e convinto cristiano con il volto dello Shane Harper di High school musical 2 (2007), vede la sua fede messa in discussione dal professor Radisson, insegnante di filosofia incarnato dall’Hercules televisivo Kevin Sorbo, nonché ateo che sfrutta la sua posizione di potere per esigere dai propri studenti l’abiura dell’esistenza di Dio.

E, mentre viene osservato che quest’ultimo permette al male di esistere per il libero arbitrio, sono proprio i loro momenti di scontro verbale durante le lezioni a rappresentare i più riusciti di oltre un’ora e cinquanta di visione che, diretta dall’Harold Cronk regista de Le avventure di Mickey Matson – Il codice dei pirati (2014) e tratta dal libro God’s not dead: Evidence for God in an age of Uncertainty di Rice Broocks, prende ispirazione da un avvenimento realmente accaduto in alcune Università americane e che ha portato addirittura all’apertura di cause legali.

Ma, man mano che il giovane si rifiuta di negare il proprio credo e che, di conseguenza, viene incaricato dal docente di provare l’esistenza dell’Onnipotente rischiando di compromettere la sua intera carriera accademica, non è soltanto la loro sfida intellettuale a base di teorie di Stephen Hawking, John Lennox e Charles Darwin che seguiamo, bensì anche le vicissitudini di diversi altri personaggi di contorno.

Infatti, al di là di Mina, fidanzata credente dell’uomo, che, interpretata da Cory Oliver, trascorre del tempo con l’anziana madre affetta da demenza senile, abbiamo la bella e intelligente giornalista e blogger Amy alias Trisha LaFache, “donna oggetto” della quale può vantarsi il ricco e attraente compagno Marc, cui concede anima e corpo il Dean Cain della serie tv Lois & Clark – Le nuove avventure di Superman; senza contare Ayisha, ovvero Hadeel Sittu, che sogna una vita libera dalle imposizioni della religione musulmana, il pastore Dave e il suo amico reverendo Jude, rispettivamente con le fattezze di David A.R. White e Benjamin Onyango e che intendono trascorrere un breve periodo di riposo lontano dalla città.

Quindi, con il cancro pronto a fare la sua entrata in scena, è facile intuire una più o meno vaga influenza da parte di intrecci di storie tipici di un certo cinema di Alejandro González Iñárritu e del Paul Haggis di Crash: contatto fisico (2004), sebbene non appaia affatto celata l’intenzione di conferire al tutto i connotati di un vero e proprio inno alla fede da guardare sullo schermo.

Inno alla fede che, però, non solo sfodera un look tutt’altro che distante da quello di un lungo telefilm, ma, destinato oltretutto ad infiacchirsi nel corso della sua fase centrale, rischia non poco di apparire tanto banale quanto ridicolo – in particolar modo quando sfocia nel concerto dei Newsboys – proprio nella maniera in cui lascia emergere il suo messaggio pro-Cristianesimo... rivelandosi adatto esclusivamente ad una fruizione nell’orario di catechismo.