Governance - Una mano lava l'altra

Michel Zampino, regista che ha lavorato nel mondo del petrolchimico per 15 anni, ha deciso di portare sul grande schermo la sua esperienza in questa tipica storia di faccendieri italiani.
Per vestire i panni del sordido protagonista è stato scelto Massimo Popolizio, che per il suo fisico e il timbro vocale finisce sempre per essere il personaggio sopra le righe.

Storia di ordinaria italicità: una compagnia petrolifera decide - a fronte di un'inchiesta sugli appalti a Malpensa - di fare un repulisti all'insegna del "green" per darsi una nuova verginità. Il capro espiatorio è il loro responsabile commerciale, Popolizio appunto, che ovviamente non è disposto a cedere il passo.
Tra scheletri negli armadi da usare come scudo e azioni al limiti dell'illegalità, clientelismi e complicità, diventa chiaro come è facile lavarsi le mani a vicenda per far si che nulla possa cambiare lo status quo.

Il film fotografa, senza fare sconti, la situazione del nostro Paese, purtroppo già ben nota. L'intento è comunque sempre buono, perché non giova a nessuno dimenticare.
Il tutto è presentato con un ottimo cast, se qualcosa da rivedere è piuttosto nello sviluppo.
La situazione familiare del protagonista è quasi un accessorio e decisamente stereotipata, tanto da renderla superflua.

Alla fine al di là della denuncia, non possiamo non ricordarci Andreotti Giulio "il potere logora... chi non ce l'ha!" e infatti siamo disposti a tutto per tenercelo stretto.
Non sono servite "Mani Pulite", "Mafia Capitale" e le mille inchieste sparse per lo Stivale per cambiare una situazione incancrenita e un modus vivendi che non sembra avere sbocchi partendo dal manager fino all'ultimo anello della catena... il benzinaio.

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