Honey Boy: un colpo di fulmine senza precedenti alla Festa del Cinema di Roma 2019

Dopo essere passato per varie manifestazioni, sbarca anche alla Festa del Cinema di Roma 2019 Honey Boy di Alma Har'el, presentato in Selezione Ufficiale ed incentrato sulle vicende di Otis Lort, un giovane stuntman affetto da un disturbo post-traumatico da stress, che lo costringe a trascorerre un periodo in un centro di recupero.
A dare il mood esatto ci pensa la primissima scena: un'esplosione è ciò che caratterizza tutto o quasi nell'esistenza di Otis (interpretato in maniera superba, a seconda delle età del personaggio, da Lucas Hedges e Noah Jupe), abituato a vivere sui set insieme al padre James (Shia LaBeouf), ex pagliaccio e tossicodipendente, e a non ricevere le cure e l'amore necessari ad una crescita sana.

Tassello dopo tassello si compone il puzzle che rappresenta la figura del protagonista, un concentrato di disfunzionalità e rabbia che sembra aver avuto origine dalla sua infanzia e che non lo abbandona mai. Attraverso la tecnica del flashback, la regista di origini israeliane ed esperta documentarista riesce a modellare e restituire un ritratto così concreto da far male, ed è forse nella commistione tra le abilità della Har'el e la scrittura dello stesso LaBeouf, che ha scritto la sceneggiatura ispirandosi alla sua personale esperienza con il padre, che va rintracciato l'incredibile valore del progetto.

Honey Boy non racconta nulla di nuovo e non pretende di farlo, è una storia come tante, ma è una storia vera, potente, in un certo senso illuminante. Dietro di essa ci sono un'infinità di tematiche, tutte concorrenti alla resa finale, che si traduce in un colpo di fulmine quasi senza precedenti.
Entrambi vittime di un passato che li ha feriti così a fondo da non essere più in grado di risollevarsi, Otis e James scaricano come possono la loro sofferenza, il malessere ed il disagio provocato da qualsiasi cosa, anche la più semplice. Ecco allora che si parla di dipendenze (non solo da droghe ed alcol, quanto piuttosto da quell'adrenalina che può e fa sentire vivi), di abusi e di riscatto. Centellinati ma carichi di un'emozione imponderabile, i gesti d'affetto vengono cercati ovunque sia possibile scovarne, appaiono come delle fatiche di Ercole ma indicano al tempo stesso la portata di ciò che si cela dietro un rapporto simile.

Di splendida fattura, lo stile della pellicola conquista al primo colpo, sostenuto ed arricchito da una colonna sonora mai invasiva ma assolutamente sensazionale.