Il Traditore Tipo

Tratto dal romanzo di un gigante delle spy story come John Le Carrè, approda nelle sale cinematografiche Il Traditore tipo, carico di aspettative stante il nome dell’autore ed anche per il cast che una produzione lungimirante ha voluto apprestare: oltre a Ewan McGregor e Stellan Skarsgård, divi acclamati del grande schermo,  anche una star del piccolo schermo come Damian Lewis (il Nicholas Brody della serie televisiva “Homeland – Caccia alla spia”).

Diciamo subito che rispetto ai due modelli di riferimento (La Talpa per la regia di Tomas Alfredson ed il recente La spia - A Most Wanted Man del 2014 diretto da Anton Corbijn) il lavoro di Susanna White (abituata alla trasposizione di romanzi sul grande schermo – Jane Eyre nel 2006 - ) eccede in didascalismo e scelte di genere che ledono la tensione drammatica e l’atmosfera di angoscia esistenziale, caratteristiche  proprie dei film citati.

Siamo a Marrakech,  Perry e Gail sono in vacanza quando fanno amicizia con uomo d’affari russo per ritrovarsi– inconsapevolmente – coinvolti in una spy story che li porterà in giro per mezza Europa. Quella di una coppia “normale” che si lascia coinvolgere in qualcosa di più grande di loro per poi scoprirsi protagonisti di situazioni estreme alle quali mai avrebbero pensato di partecipare se non come spettatori in un cinema o come lettori di libri, è una storia già vista (basti a pensare ad Hitchcock). E’ quindi opportuno aggiungere qualcosa che qualifichi, peculiarmente, la storia che si sta raccontando e ne colori le atmosfere caratterizzandone il clima e l’ambiente. In “Il Traditore Tipo” non accade spesso e si rimane dunque un po’ perplessi pur riconoscendo comunque il valore complessivo dell’opera che, se inquadrata nel suo genere, potrà comunque soddisfare i frequentatori appassionati della categoria, anche grazie ad una messinscena – e come detto ad un cast – che comunque assicura un  livello minimo di tollerabile qualità.

La White ha comunque il pregio di assecondare la sceneggiatura di Hossein Amini (Drive, I due volti di Gennaio) che punta il suo accento a rappresentare una Gran Bretagna, ben lontana dai fasti del passato (elemento peraltro ben presente anche nel romanzo di Le Carrè).