Irréprochable

Cominciamo da una bionda figura femminile che scopriamo immediatamente aver dormito in uno degli appartamenti sfitti che sono stati segnalati all’agenzia immobiliare per cui lavora e che, di conseguenza, si da alla fuga – snocciolando comunque una giustificazione – quando una collega giunge nel posto insieme ad alcuni clienti interessati all’immobile. Figura femminile in possesso dei connotati della Marina Foïs di Pericle il nero e che, di nome Constance Beauvau e sommersa da problemi legali e finanziari, vediamo costretta a lasciare Parigi per tornare nella sua città d’origine, dove si trova la madre ricoverata in ospedale, a bordo di un treno su cui fa conoscenza con l’affascinante Gilles Lenquin interpretato da Benjamin Biolay, anch’egli diretto da una genitrice tutt’altro che in salute. Il Gilles Lenquin con cui non manca neppure di consumare tanto bollenti quanto violenti amplessi sul materasso; man mano che riemerge la sua storia con Philippe Ferrand alias Jérémie Elkaïm, ancora pensieroso nei confronti di quella relazione forse non troppo positiva per essere ricordata piacevolmente.

Ed è il ritrovamento, da parte della donna, di un vecchio album delle figurine in cui sono nascosti i disegni che faceva da giovane dei membri dei suoi partner sessuali a cominciare a lasciar emergere, tra l’altro, quale persona mentalmente complicata possa essere. Fino al momento in cui, vistasi rifiutare la richiesta di venire ripresa a lavorare nell’agenzia immobiliare dove aveva iniziato pochi anni prima la propria carriera professionale, decide di meditare lentamente la propria vendetta, prendendo direttamente di mira la giovane Audrey Pailleron incarnata da Joséphine Japy, ovvero colei che prese il suo posto.

Perché, con la protagonista impegnata a diventare fintamente amica di quest’ultima fingendosi alla ricerca di un appartamento, sulla carta Irréprochable è un thriller a base di gentil sesso pericoloso, rivalità e precarietà quello messo in piedi dall’esordiente Sébastien Marnier. Ma, se i diversi elementi del cast si lasciano bene o male apprezzare nelle rispettive performance, il percorso psicologico di Constance viene delineato in maniera poco chiara, tanto da non riuscire a lasciar sempre intendere in quali precisi momenti possiamo giudicarla vittima e in quali carnefice.       

Mentre una fredda e piatta regia non può fare a meno di accentuare in maniera ulteriore la totale assenza di suspense... conducendo ad un prevedibile epilogo fortemente intriso di cattiveria, ma che non appare, poi, neanche tanto originale ed inedito.