Justice League: Vorrei ma non riesco

Diciamolo subito, il logo della DC e meglio di quello nuovo della Marvel!
Diciamo anche che la “nuova” Justice League, non è meglio degli Avengers, anche se ci prova, soprattutto a muoversi nella direzione che ormai sembra la strada maestra dei superhero movies, ovvero essere simpatici.
Battutina, situazione divertente, scazzottata, personaggi un po’ strambi (qui Flash su tutti) e la formula del botteghino vincente dovrebbe essere perfetta.

Il problema di tutti i film DC però sembra riemergere sempre, tranne che per Batman ovvio, il villain è palesemente ridicolo e non riesce ad interessare nessuno. Sarà che abbiamo ancora negli occhi l’avvoltoio di Spider-Man, con le sue motivazioni così reali e una credibilità inattaccabile, che quando compare Steppenwolf (che rimanda a uno, speriamo migliore, Darkseid), viene quasi da ridere. Proclami di distruzioni universali, lessico paleolitico, potenzialità di sorprendere nulle e un percorso già segnato. Tanto vale utilizzare i Chitauri che almeno non hanno volto né nome.

La storia è quella di un ensemble messo su per fronteggiare una minaccia aliena apparentemente incontenibile (già sentito?). Quindi il pratico Batman va in cerca di Wonder Woman, Flash (ragazzetto disadattato), Cyborg (per il politi calli correct) e Aquaman (lo scontroso dal cuore d’oro), e poi ci sarebbe una cosetta… resuscitare Superman, ma è una cosa marginale.
Purtroppo l’approfondimento dei personaggi, il loro dietro le quinte, la vera linfa del genere supereroistico a fumetti, è assente. Specialmente ora che i film si moltiplicano sarebbe proprio quello il mondo da esplorare, e forse per questo ci si è rivolti a Josh Whedon per lo script, ma non ci si è riusciti per l’ennesima volta.
L’unico personaggio, al solito, che sembra essere lì dove dovrebbe stare, con le giuste motivazioni, con i suoi anni sulle spalle, con le sue umane debolezze: “Che superpoteri hai?” – “Sono ricco!”, è Batman. Gli altri sembrano action figures buttate lì a fare numero.
Wonder Woman potrebbe avere spazio per essere molto più profonda e complessa perché sotto la pelle si sente la sua forza primigenia, ma anche la sua complessità emotiva, Superman ci prova con il tema della mortalità, gli altri nemmeno quello.

Sotto il profilo della spettacolarità bisogna registrare un piacevole bilanciamento tra azione e stasi rispetto ai precedenti, ma alcuni degli effetti speciali sono veramente imbarazzanti.
L’applauso a scena aperta spetta a Momoa e ai suoi tatuaggi, potenzialmente fantastico nel suo incedere e nel suo porsi (anche se a volte scontato), ma sfruttato pochissimo.

A questo punto attendiamo un film con Batman e Wonder Woman, magari senza botte, un film dove i due possano far esplodere il loro potenziale sotterraneo.

Se vi state ancora chiedendo alla fine del film, e dei due siparietti post titoli, perché Cavill ha una faccia un po’ strana, la risposta è semplice. Aveva la barba e l’hanno rimossa in digitale