Kubo e la spada magica

Impossibile non pensare a Davide e Golia. Rispetto a Pixar o a Dreamworks, Laika era l’alluce del piede sinistro di Davide. Oggi, dopo l’incetta di premi fatta da Coraline (2009), ParaNorman (2012) e Boxtrolls – Le scatole magiche (2014), il dark horse degli studi di animazione, nato soltanto a luglio 2005, è diventato grande e, con Kubo e la spada magica, ci regala un livello di precisione nella gestione della stop-motion che non teme rivali a livello mondiale. Non stiamo, infatti, assistendo alla semplice rappresentazione delle vicende di un gruppo di pupazzi (molto ben fatti) impegnati in un’epica avventura...la stiamo vivendo in prima persona insieme a loro ed il livello di dettaglio e di controllo dei movimenti, facciali e fisici, degli “inanimati” protagonisti...è impressionante. Un esempio su tutti, l’adorabile vecchina Kameyo che ci regala dei primi piani degni del miglior Aldo Fabrizi.

Le migliori voci di Hollywood si sono prestate per dar vita a Scimmia, Scarabeo, Kubo ed alle crudeli creature che, dal passato, ritornano a fargli visita per compiere la loro antica vendetta. Immaginate la scimmia più realistica e grintosa mai apparsa sullo schermo con la voce della divina Charlize Theron ed uno Scarabeo smemorato che combatte come un samurai...con la voce virile e profonda di Matthew McConaughey senza contare, dulcis in fundo, l’amatissimo Sulu di Star Trek (il veterano del grande schermo George Takei) che dona mirabilmente la sua voce al saggio ed anziano Hosato, la figura paterna che Kubo non ha mai avuto, l’incarnazione di quelle tradizioni senza le quali, probabilmente, il Giappone moderno sarebbe già scomparso.

Come se tutto ciò non bastasse...la storia. Un affascinante esempio di metalinguaggio in cui noi viviamo una storia narrata da un gruppo di artigiani talentosi che ci raccontano la storia di una madre amorevole ma molto malata che racconta a suo figlio la storia di come suo padre, il miglior samurai mai nato, sia prematuramente scomparso e dulcis in fundo...un bimbo magico che, a sua volta, racconta quelle storie agli abitanti del suo villaggio ai piedi della montagna. Il tutto supportato dalle suggestive musiche di un brillante compositore italiano, ormai affermato a pieno titolo ovunque, Dario Marianelli. Un brillante autore di colonne sonore pisano 53enne, premiato, tra i mille altri riconoscimenti, con l’Oscar per la colonna sonora di Espiazione di Joe Wright (2007).

Ma il team di Laika, che ha impiegato cinque anni di estenuante lavoro di squadra per regalarci le epiche avventure di Kubo, non si è fermato qui e ci ha catapultato in una serie di mini-sceneggiature/scenografie da mozzare il fiato, utilizzando le tecniche più avanzate di cui si sia mai avvalso sino ad oggi il cinema di animazione per “teletrasportarci” in un antico Giappone di fantasia in cui Kubo, dotato di poteri a lui stesso praticamente ignoti, è in grado di raccontare storie facendo danzare in aria gli origami, grazie allo strumento musicale da cui non si separa mai, il suo amato e fidato shamisen.

In realtà, il film rappresenta anche il coronamento di un sogno, quello dell’amministratore delegato e visionario leader di Laika, nonché regista di Kubo (il suo primo lungometraggio ed il livello è già così alto? Chapeau!) Travis Knight: “Il grande Robert Frost scrisse: ‘Niente che sia d'oro resta.’ Ed aveva ragione. La bellezza è transeunte. La magia dura poco. La meraviglia svanisce…e la vita stessa non è stata progettata per durare. Ma, è un dato di fatto, c’è qualcosa che può sopravvivere. Le nostre storie. Molto tempo dopo che la cosa in sé è svanita, il nostro racconto di quella cosa può durare, prosperare e crescere, in potenza e significato. Il potere delle storie di durare nel tempo mi ricorda che l’arte può trascendere ogni epoca, luogo e cultura. Mi ricorda che siamo tutti connessi. Che tutti tocchiamo la superficie del mondo. E che l’arte ci può condurre tutti insieme verso pensieri condivisi, emozioni ed esperienze che parlano a ciò che ci rende ciò che siamo. La mia grande speranza è che Kubo e la spada magica sia quel tipo di storia.”.

Se valgono le sagge parole donateci da Shakespeare nel suo testamento spirituale (La tempesta, Atto IV) e realmente siamo della stessa materia di cui son fatti i sogni, sono le storie come questa a nutrire la nostra vita.