La Befana vien di notte

Paola (Paola Cortellesi) è insegnante premurosa di giorno, e Befana (in incognito) di notte. In perenne conflitto con quel “maschilista” di Babbo Natale che pare avere sempre maggiore visibilità e prestigio rispetto a lei, e limitata dai numerosi acciacchi di una ultracentenaria, Paola-Befana cerca comunque di portare a termine ogni anno il suo glorioso compito di dispensatrice di doni. Qualche volta, però, un imprevisto o una dimenticanza può fare la differenza. Come quel giorno di tanti anni fa quando, per un banale incidente di percorso, Paola-Befana non riuscì a consegnare il regalo richiesto a un bambino. Una delusione che quel bambino non ha dimenticato nemmeno con il passare degli anni, e che oggi, in qualità di famoso ‘giocattoliere’ dal nome Mr. Johnny, quell’ex bambino vorrebbe in qualche modo ‘vendicare’ usurpando il ruolo alla Befana.

Michele Soavi su sceneggiatura di Nicola Guaglianone porta su grande schermo La Befana vien di notte, una commedia dolce e amara su una delle figure da sempre più rappresentative della fantasia bambina legata alle festività natalizie.

Paola Cortellesi si divide con la sua consueta amabilità tra scopa e penna, tra la sua alternativa veste di Befana e quella ben più sobria e compita di insegnante ‘in borghese’, mentre Stefano Fresi mette la sua fisicità prosperosa così come la sua graffiante ironia al servizio di un cattivo un po’ sui generis, un ex bambino che ha fatto della delusione e di una famiglia disfunzionale il suo passato da vendicare.

Alcuni momenti tra i due comici navigati funzionano e fanno sorridere, così come fanno sorridere alcune scene delicate di rapporto e raffronto tra piccoli coetanei infilatisi in un’avventura più grande di loro. D’altro canto, però, una scrittura a tratti troppo esile e un didascalismo eccessivo limitano le potenzialità dell’opera, rendendola più che adatta a un pubblico di piccolissimi ma molto meno godibile per un pubblico adulto in cerca di qualche sottotesto in più.

Al netto delle numerose citazioni cinefile e di una confezione tutto sommato accattivante che gioca sul trasformismo e sull’immaginario bambino, La Befana vien di notte soffre infatti un po’ troppo il peso del suo target di riferimento, restando ancorata a un linguaggio (narrativo) che non riesce più di tanto a elevarsi e a farsi universale, e che viaggia invece sul binario dei buoni sentimenti senza mai trovare anche la forza di un messaggio forte da veicolare. Infine, un’opera estemporanea con qualche guizzo e una godibilità altalenante.