La persona peggiore del mondo - Una raccolta frammentata di momenti della vita di una persona mentre lotta per l'autorealizzazione.

Il regista norvegese Joachim Trier racconta le contraddizioni della nuova generazione attraverso gli amori contrastati della sua eroina.

Julie (Renate Reinsve) ha quasi 30 anni, è una brillante studentessa con ottimi voti che passa da medicina a psicologia, per poi cambiare idea e studiare fotografia fino a finire col lavorare in una libreria, mentre la voce narrante commenta ironicamente le sue insoddisfazioni e i suoi entusiasmi.
La sua vita inizia a stabilizzarsi quando si innamora del quarantenne Aksel (Anders Danielsen Lie), un famoso disegnatore di fumetti. Ma la differenza di età li porta ad avere desideri e bisogni diversi. Julie si rende conto che non ha ancora trovato la sua strada nella vita ed è irrequieta perché teme di rimanere incastrata in qualcosa che non le appartiene.

La persona peggiore del mondo è il ritratto di una donna di oggi con i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi complessi e le sue contraddizioni.

Mentre per il suo precedente lungometraggio, Thelma, aveva optato per una virata verso l'horror contemplativo e simbolico, senza perdere di vista il ritratto di una gioventù angosciata, ora il regista, con questo romantico e malinconico affresco, torna alla sua non ufficiale “trilogia di Oslo” iniziata con Reprise e Oslo, 31. August.

Il film è diviso in 12 capitoli, alcuni brevi, altri più lunghi, ma questo tipo di taglio narrativo crea un risultato disomogeneo. I diversi segmenti hanno durate molto variabili, i più brevi risultano meno interessanti perché non riescono ad approfondire l'attimo che raccontano. Questa struttura però ci premette di vedere Julie in situazioni che possono capitare nella vita quotidiana di chiunque, in cui ci si può riconoscere, entrando così in empatia col personaggio.

Assistiamo quindi a un mosaico di momenti rubati, un collage chic di episodi che si uniscono per raccontare la ricerca di sé di un'eroina dei giorni nostri.

Lontano dalla commedia romantica tradizionale, il film coltiva un umorismo graffiante e una schiettezza su alcuni argomenti solitamente trascurati dal suddetto genere.
Quella che viene narrata è soprattutto una storia di emancipazione, dove il tempo e le ingiunzioni a “trovare la propria strada” sono le due forze contro cui Julie deve combattere. Una lotta che richiede riflessione, che richiede tempo, portandola a generare la propria sofferenza, e quella degli altri, rendendola ironicamente la "persona peggiore del mondo" del titolo.

La risorsa più interessante del film è assolutamente la sua interprete principale, Renate Reinsve, superba dall'inizio alla fine, le cui scene migliori sono quelle in cui si confronta con Aksel.
La sua interpretazione le è valsa il meritato premio come Miglior Attrice all'ultimo Festival di Cannes. La naturalezza del suo modo di recitare permette allo spettatore di sentirsi molto vicino ai suoi stati d'animo, alla sua indecisione sulla sua vita professionale e sentimentale.

Man mano che il racconto avanza, la protagonista cambia, come anche il tono del film, Julie deve affrontare le conseguenze delle sue scelte ma deve anche trovare il coraggio di continuare a scegliere e sbagliare, per combattere la passività e il compiacimento in cui può essere così facile e comodo cadere.

Le relazioni chiave di Julie possono essere romantiche, ma la forza trainante del film è che Julie attraverso di esse scopre chi è. Quello che lei sta cercando, e intorno a cui è strutturato il film, è un posto tutto suo nel mondo.

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