Listen, quando la famiglia diventa un bene per cui combattere ad ogni costo

Premiato alla 77a Mostra del Cinema di Venezia, dove si è aggiudicato il Leone del Futuro e il Premio speciale della giuria nella sezione Orizzonti, dal 7 Maggio sarà disponibile sulla piattaforma Miocinema il bellissimo Listen, opera prima della regista Ana Rocha de Sousa, che si inserisce di diritto nella tradizione britannica che racconta il sociale e tutte le sue difficoltà, di cui Ken Loach è il massimo esponente.

La timida domestica portoghese che aveva fatto innamorare di sé Colin Firth in Love Actually, Lúcia Moniz, è la protagonista e rivela qui incredibili doti drammatiche. La forza ed il realismo della sua interpretazione sono il pilastro assoluto del film che narra la vicenda di una coppia portoghese con tre figli: Bela e Jota vivono nella periferia di Londra e, a fronte di enormi difficoltà economiche, si vedono portar via i propri bambini dagli assistenti sociali. Chi dovrebbe essere tutelato ed aiutato a fronteggiare complicanze di ogni genere, finisce, al contrario, nell'incubo di accuse infondate e nell'assurda spirale della burocrazia, talvolta così cieca e inutile da risultare fatale. I coniugi – Jota è interpretato da Ruben Garcia, bravo ma meno incisivo della sua collega - hanno tuttavia la fortuna di incontrare una ex assistente sociale che prende a cuore chi ha maggiore bisogno di protezione; ma la battaglia per rimettere insieme i pezzi della famiglia smembrata è lunga e complessa.

La parola che dà il titolo al film è Listen, ascoltare: un'azione scontata per tutti ma non per la piccola Lucia – la giovanissima Maisie Sly, realmente non udente – che, una volta rottosi il suo apparecchio acustico, può comunicare con la madre solo attraverso il linguaggio dei segni ed una gestualità che la aiuta, giusto appunto, a capire e a farsi capire, in mancanza della parola. Sostituire l'apparecchio ha infatti un costo troppo alto e la coppia, sprovvista di busta paga per via del lavoro “in nero”, non può permetterselo. A complicare il tutto, alcuni segni sulla schiena di Lu, inducono le insegnanti dell'asilo che frequenta a ritenere lei e i suoi fratelli in pericolo imminente e a chiamare gli assistenti sociali. Accompagnati dagli agenti della polizia, questi ultimi irrompono in casa di Bela e Jota e portano via la piccola Jessy, Lu e il dodicenne Diego.

Il crescendo di tensione emotiva raggiunge il culmine con il monologo straziante e al tempo stesso incredibilmente accorato e determinato di Bela, una madre leonessa che fa valere i suoi diritti e che, uno dopo l'altro, denuncia gli errori di chi le ha portato via il suo bene più prezioso.

My kids are not for sale, “I miei figli non sono in vendita”: una frase che lacera il cuore.

Eppure, il fatto che i figli di una coppia in difficoltà economiche, seppure unita e desiderosa di migliorare le proprie condizioni, vengano dati in adozione forzata senza possibilità di annullare il procedimento, è una realtà esistente, crudele, disumana.

Come le interpretazioni dei protagonisti, lo stesso stile di regia si spoglia di fronzoli ed inutili virtuosismi, concentrandosi sul realismo della vicenda narrata, sull'immediatezza dei fatti, sui volti dei protagonisti e sulle loro emozioni: mediante l'uso del fermo immagine, la regista si sofferma sugli ambienti spogli dell'appartamento di famiglia, su quelli asettici degli uffici e sulle strade buie e inospitali, che sembrano nascondere insidie dietro ogni angolo. I letti vuoti e gli scaffali senza giochi sono un pugno nello stomaco: la riprova di quello che è accaduto, del silenzio e della mancanza. Solo una musica dalle note malinconiche sembra interrompere – per non più di un paio di volte – il filo della narrazione, portando la macchina da presa a soffermarsi sui bei disegni di Jota che ritraggono i suoi figli. In questi frangenti, la luce inonda lo schermo ma l'impressione di serenità è una mera illusione, perché i volti dei bambini non fanno altro che accentuare l'idea di distacco tra essi e i loro genitori.

Un film intenso, toccante, doloroso: una realtà che pochi conoscono da vicino ma che si cela ovunque e ovunque provoca impotenza e disperazione.

Scheda Film

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