L'uomo fedele: una commedia delicata per il secondo film da regista di Louis Garrel

A quattro anni dalla sua ultima regia, Two Friends (2015), che segnò il suo debutto nel lungometraggio, Louis Garrel torna dietro la macchina da presa con un'opera ironica e delicata, che strizza in qualche modo l'occhio a quell'ala più leggera della Nouvelle Vague e si rivela uno dei progetti più interessanti della recente cinematografia francese.

Abel (Garrel) convive con Marianne (Laetitia Casta) da tre anni quando quest'ultima gli rivela di essere incinta del loro amico Paul e di aver programmato il matrimonio di lì a 10 giorni. Passano sette anni e i due si ritrovano al funerale di Paul e decidono di riprendere i contatti.

L'uomo fedele fa dell'umorismo il suo stendardo, giocando con tutta una serie di situazioni al limite dell'incredibile, se non addirittura del surreale, che conducono inevitabilmente alla risata, seppur amara, fatta sopra quelle che sono le vicende di tutti i giorni. Lo spettatore segue Abel nelle sue disavventure sentimentali e ci si affeziona, grazie anche alla bravura dello stesso Garrel che gli presta il volto, capace di modulare espressioni e reazioni nella maniera più genuina e simpatica possibile. Il protagonista si muove sempre in bilico sul ciglio degli eventi, come fosse trascinato da una strana corrente governata dalle donne della sua vita: Marianne prima ed Eva (Lily Rose-Depp) dopo sembrano le burattinaie di questo strambo gioco di coppie che ben presto diventa un triangolo, del quale il piccolo Joseph (Joseph Engel) è testimone. Nel rapporto con quest'ultimo, Abel si avvicina a ciò che dovrebbe forse essere il grado di maturità consono alla sua età, mentre il ragazzino ritrova una figura maschile a cui far riferimento, dopo la scomparsa del padre.

La scelta di non entrare mai troppo a fondo nelle questioni, ma di sfiorarle quasi, mantenendo quest'aura di leggerezza e disincanto, permette alla pellicola di scorrere velocemente, complice anche la sua breve durata (75 minuti).