Mistero a Crooked House: Agatha Christie e lo stile old british

Finalmente un giallo di Agatha Christie - la ‘Regina del mistero’ per eccellenza che ha venduto più di 2 miliardi di copie nel mondo - torna sul grande schermo da protagonista. In attesa del remake, per mano di Kenneth Branagh, del noto Assassinio sull’Orient Express in uscita nelle sale italiane il 6 dicembre, gli spettatori potranno intanto rivivere le classiche e sempre apprezzate atmosfere old british dell’ultima fatica del francese Gilles Paquet-Brenner: Mistero a Crooked House, tratto dal romanzo Crooked House (E’ un problema), pubblicato per la prima volta nel 1949.

Di adattamenti cinematografici delle opere letterarie della Christie se ne sono visti tanti e - ad esclusione di quando dietro la macchina da presa c'erano Sidney Lumet o Billy Wilder - non sempre ben riusciti: il lavoro del filmmaker d’oltralpe non fa purtroppo eccezione. Forse a causa di un netto taglio televisivo, di un cast non sempre all’altezza le cui interpretazioni sono ulteriormente penalizzate dal confronto con la bravura di Glenn Close, di un montaggio pasticciato e di un’eccessiva durata, Mistero a Crooked House non convince appieno.

La storia si basa sulla strana morte del ricco patriarca greco Aristides Leonides, avvenuta all’interno della tenuta di famiglia. Per risolvere il mistero il detective privato Charles Hayward dovrà prima scoprire quali segreti si celino dietro ogni componente del ‘clan’ Leonides...

E’ vero, mettere in scena un ‘whodunit’ (contrazione di Who has done it?, in italiano tradotto letteralmente “chi lo ha fatto?”) - il classico giallo deduttivo che di solito vede protagonista un investigatore alle prese con una ristretta cerchia di personaggi tra cui l’assassino -, non è impresa facile. Basti pensare ai numerosi indizi, più o meno nascosti e a volte fuorvianti, che un regista deve inserire all’interno del film. Sì, perché per evitare di realizzare un lungometraggio monco o privo di linearità, nulla può essere tralasciato o appena accennato. Fortunatamente ciò non accade nel film di Paquet-Brenner, e questo è di per sé già un gran risultato, le ambientazioni sono inoltre suggestive, calde e perfettamente adeguate allo stile della Christie. Il problema di questo lavoro è quindi da ricercarsi, oltre a quanto detto in precedenza, nelle eccessive lungaggini che minano il ritmo dell’intera opera rendendola leggermente soporifera. La sceneggiatura a firma di Julian Fellowes, che come biglietto da visita presenta Gosford Park e Downton Abbey, delizia il pubblico con una serie di dialoghi velenosi al pari di quelli della Christie, anche se non bastano a risvegliarlo da uno spiacevole, lieve torpore.

Mistero a Crooked House è comunque un film gradevole, l’importante è non guardarlo sdraiati sul divano… il rischio di assopirsi è elevato!