Non sposate le mie figlie 2 – Delude le aspettative il secondo capitolo della commedia francese firmata da Philippe de Chauveron

Nella Francia cosmopolita, moderna e multirazziale, i coniugi Claude e Marie Verneuil (rispettivamente Christian Clavier e Chantal Lauby), religiosi e conservatori, hanno visto andare in spose le loro bellissime e francesissime figlie a quattro uomini altrettanto belli ma di origini a dir poco lontane dalle loro; l’algerino Rachid, il cinese Chao, l’ebreo David, e il senegalese Charles sono infatti entrati uno dopo l’altro a far parte della grande famiglia Verneuil. Ma se i primi momenti dello scendere a compromessi con le diversità etniche, culturali e religiose dei loro generi e relative famiglie, non erano stati affatto facili, ora a distanza di anni il problema che si pone è “inverso”. Figlie e consorti ritengono, infatti, che la Francia di Macron non sia abbastanza in grado di accogliere e valorizzare la diversità culturale, e dunque, anche in vista di un futuro da dare ai loro figli, tutte e quattro le coppie vogliono tornare ai luoghi d’origine del rispettivo Lui. Una vera e propria diaspora famigliare che i coniugi Verneuil, per nulla disposti a perdere tutto il loro nucleo incluso l’ultimo nipotino in arrivo, sono determinati a contrastare.

A distanza di cinque anni dal successo di Non sposate le mie figlie, arriva in sala il secondo capitolo dell’apprezzata commedia francese diretta da Philippe de Chauveron. Ma se nel primo capitolo gag, fraintendimenti, e la generale ironia del prodotto erano dati dall’idea di mettere a confronto una nazione multiculturale con i diretti effetti della sua molteplicità umana, qui in questo secondo capitolo, invece, al centro della narrazione si muove il dubbio (poi - di fatto - confutato) sul fatto che la Francia sia effettivamente così democratica e in grado di abbracciare appieno le sue diversità. Nella tesi che va a opporsi alla tesi del primo capitolo, però, l’efficacia del prendere e prendersi in giro viene immancabilmente meno, e si perdono di conseguenza anche la freschezza e la sagacia che avevano determinato il successo di Non sposate le mie figlie parte prima. E a conti fatti questo secondo capitolo, come spesso accade, perde tanto dal punto di vista dell’originalità quanto in termini di verve di scrittura e dei dialoghi.

Decisamente più fiacco e impalpabile del suo predecessore, Non sposate le mie figlie 2 riporta in auge il tema dell’integrazione e della convivenza tra persone di origini diverse e alla luce di una Francia che appare criticata in superficie (troppa burocrazia, troppi gilet gialli, troppi scioperi) ma di fatto elogiata. Il tentativo di proseguire dunque un discorso di attualità politica e sociale si perde nell’esile capacità del film di affrontare l’argomento con sufficienti ironia e sagacia.