Palle di neve

Palle di neve - Snowtime, di Jean François Pouliot e François Brisson, è la prova che non esistono solo le major hollywoodiane che sfornano un paio di film di animazione all'anno, al costo di svariati milioni di dollari.
Nella quotidiana lotta – ironica per lo più – tra Stati Uniti e Canada, il popolo del nord ha dimostrato di avere la stoffa e Palle di neve, costato solo dodici milioni di dollari canadesi, può essere considerato a tutti gli effetti un piccolo gioiello della terra dell'acero.

Tenero, commovente, divertente, attuale. Dotato di disegni armonici e accattivanti, di ambienti e paesaggi dal sapore nostalgico, di personaggi paffutelli e irresistibili e di una serie di messaggi, più o meno velati, che sembrano farne un film per bambini che si stanno affacciando all'età adolescenziale e che è giusto inizino a rapportarsi con il bello e, ahinoi, il brutto della vita.

Remake di un vecchio film del 1984, La guerre des tuques, e tratto dal racconto Il cane che ha fermato la guerra, Palle di neve narra la storia di un gruppo di ragazzini in un piccolo villaggio sommerso dalla neve. Quando, durante le vacanze natalizie, la noia li assale, complice l'arrivo di due sorelle, i giovani ingaggiano un'aspra guerra a suon di palle di neve. Da semplice passatempo, si arriva ad un combattimento vero e proprio, con lo spettro della guerra che ha realmente ucciso il papà del protagonista a fare da sfondo. Solo l'imminente tragedia aprirà gli occhi e il cuore dei ragazzini, facendo loro capire che anche i giochi apparentemente più innocui, vanno affrontati con estrema responsabilità. Ma questo è solo uno dei tanti temi trattati in quello che, a guardare la locandina, sembra erroneamente l'ennesimo racconto natalizio mentre nasconde messaggi anche profondi come l'elaborazione del lutto e la nascita di una tenera attrazione tra due undicenni.

La struttura è diametralmente opposta rispetto ai canoni dei film di animazione poiché l'acme drammatico arriva alla fine e non è il punto di partenza che conduce via via al lieto fine. Preparate dunque i fazzoletti perché, parola di testimone, piangono grandi e piccoli. Ma come in ogni percorso di formazione che si rispetti, anche qui la tragedia serve per elaborare i propri fantasmi ed i propri dolori e annientarli. E' quello che fa Luke, un ragazzino solitario che suona la tromba appartenuta al suo papà, sospirando pensieroso in un granaio e osservando una foto che lo ritrae da piccolo, nel giorno del funerale del padre.

Palle di neve sembra quasi il rovescio della medaglia rispetto a ciò cui ci ha abituati il cinema di animazione più classico. Dà la stoccata finale che sotto sotto ci aspettiamo ma che speriamo sempre non si verifichi, per poi risollevare il morale con la speranza e la voglia di andare avanti che solo i ragazzini puri di cuore possiedono. Ma i messaggi non sono finiti: costato pochissimo rispetto ai grandi colleghi made in Hollywood ma forte dell'enorme successo ottenuto in patria, Palle di neve, come dice lo stesso titolo, ritrae per circa 80 minuti un gruppo di bambini che giocano e si divertono all'aria aperta, sfruttando ciò che offre l'ambiente, costruendo catapulte, arrampicandosi su una torre di ghiaccio e lanciando palle di neve piene di vernice. Non ci sono tablet né smartphone, non ci sono marchingegni di alcun tipo se non quelli abilmente costruiti dal piccolo genio impersonato da Quattrocchi, tutto calcoli e progetti.

Last but not least, la colonna sonora: splendida, fatta di brani composti da famosi cantanti canadesi, prima fra tutti Celine Dion che ha aderito con entusiasmo al progetto, regalando una bellissima canzone che accompagna le scene finali del film, quelle che molti, alla proiezione per la stampa, hanno guardato con gli occhi ancora lucidi.

Palle di neve è un pot pourri di emozioni: stilisticamente sembra seguire le antiche orme dello stop motion ma narrativamente apre nuove frontiere del racconto, quasi destabilizzando lo spettatore.

La perfida Lucy è letteralmente da sbellicarsi dalle risate, le montagne innevate ed il piccolo paesino illuminato sono suggestivi quanto autentici, la scena sulle rotaie è elettrizzante e il film, tutto, è incantevole perché con estrema grazia affronta tematiche anche dolorose, rendendole universali.

Se finora avete snobbato il Quebec, è giunto il momento di rendergli merito, andando a vedere un piccolo, grande film, che offre numerosi spunti di riflessione, che diverte e commuove, che parla di guerra, di dolore, di lutto, di amore e amicizia, mescolando ad una ad una le emozioni scaturite da questi temi.