Perfetti Sconosciuti

Il dio del massacro si è impossessato per una sera dei dispositivi cellulari o piuttosto è la specie umana che sincronizzando i suoi segreti con il proprio smartphone va incontro a sgradite sorprese?

Entrato in una fase più matura della sua carriera, Paolo Genovese insieme al suo team di sceneggiatori confeziona un’ottima commedia stile Carnage che attesta un amaro bilancio sulla storia collettiva di una generazione. Nell’unità di luogo e di tempo di una cena trascorsa tra amici, i protagonisti decidono di partecipare a un gioco che li porterà pian piano a gettare via le proprie maschere e a rivelare il proprio abbruttimento morale. Quello che il regista persegue non è tanto una critica di carica ideologica condotta nei confronti delle moderne tecnologie e degli onnipresenti social media (Whatsapp, sms, email, Messenger, Skype, Facebook, etc.) quanto sul loro uso scorretto.    

Le riprese effettuate secondo la modalità del nobody’s shot, ossia con un punto di vista zero che non appartiene a nessuno sguardo all’interno della diegesi, aiutano lo spettatore a riflettere con una certa distanza sugli atteggiamenti dei protagonisti. Ma, il tono è tutt’altro che distaccato, poiché il ritratto che Genovese fa degli attuali quarantenni italiani tocca i nervi scoperti della nostra coscienza. L’autore di Tutta colpa di Freud punteggia la sua opera più sincera senza tagli netti né a livello d’inquadrature né di “tono di voce”, accarezzando le corde sfumate dei semitoni fino a raggiungere i livelli della tragedia. Davanti agli occhi del pubblico la tavola imbandita cui siedono i sette commensali funge da piccolo mondo, che a poco a poco si dilata fino a diventare mondo, per rappresentare le migliori virtù e mettere alla berlina i peggiori vizi degli uomini.  

Se Genovese riesce a graffiare, grande merito è anche del notevole cast di attori di cui si è circondato: Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Marco Giallini, Anna Foglietta, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher, un gruppo di amici sul set e nella vita privata. Che siano molto affiatati tra loro lo si nota da come lavorano per mettere a fuoco il senso recondito nascosto all’interno delle battute pronunciate dai loro personaggi. In questa pellicola dall’impianto minimalista, il trionfo sulla scena spetta proprio ai dialoghi che, con un certo tempismo, fotografano espressioni e modi di parlare della società che ci circonda. C’è da dire che in Perfetti Sconosciuti viene dato molto spazio per ridere o semplicemente sorridere prima che lo sghignazzo muoia in gola, soffocato dall’amara accettazione di un mondo privo di speranze. Esattamente come, in un’epoca ormai remota, solo la grande commedia all’italiana sapeva fare.