Ready Player One: Born Ready

Diciamocelo… già dal trailer il film aveva conquistato qualunque persona nata sotto l’egida degli anni 80: la Delorean e Gundam… non c’è partita! Figuriamoci quando partono i tioli con Jump dei Van Hallen…
D’altronde chiunque abbia letto il romanzo poteva avere un solo dubbio: ce la può fare Spielberg a mettere su schermo questa roba?
Mission accomplished!

Ready Player One è un’epifania cinematografica. Non è esattamente quello che avete trovato sulle pagine del bestseller di Ernest Cline, ma chiaramente è quello e visivamente esplosivo.
Un film di formazione classico per molti versi, un Goonies mischiato a Stand by me nel cyberspazio, e un action in grado di tenerti incollato alla poltrona per più di due ore senza che te ne renda conto.
Alcune premesse sul classico futuro distopico, la presenza di una multinazionale “cattiva” e di un classico villain senza scrupoli, sono degli stereotipi, è vero, ma funzionali a tutto il resto.
Il mondo virtuale ricreato è la dimostrazione di come esistano effetti digitali e Effetti Digitali. Dimenticate tutte le pseudo porcherie che passano con nonchalance sullo schermo spacciate per grande utilizzo della CGI, che so… la faccia sbarbata di Superman in digitale in Justice League. Tornate ad Avatar aggiungeteci quasi un decennio di tecnologia… et voilà… ecco il filmone!
Questo dovrebbe essere lo standard di tutte le produzioni che si vogliono cimentare con l’animazione digitale. La corsa d’apertura del film è una scena quasi alla Michael Bay, completamente finta, ma totalmente realistica fino all’ultimo dei particolari, King Kong compreso.
Altri mondi, come il Doom Planet sono palesemente estremizzati, ma funzionano.

Tornando alla storia, i continui riferimenti alla cultura pop degli anni 80 sono chiaramente intellegibili a diversi livelli, in relazione al pubblico. Per chi è stato adolescente in quegli anni sono una sorta di macchina del tempo, con un fascino unico, peraltro gestito da chi è stato un’icona di quegli anni, perché Spielberg stesso è parte integrante di quel periodo.
Per chi non li ha vissuti, ci sono comunque elementi iconici, come la macchina di Ritorno al Futuro, che non sfuggiranno sicuramente.
Forse la nostalgia di quegli anni molto semplici e di relativo benessere anche per il ceto medio, dovrebbe essere un campanello di allarme per chi oggi continua ad aumentare il vertiginoso divario tra una piccola elite e una pletora di persone che si dibatte per non cadere nella povertà,  altrimenti non ci resterà veramente più nulla se non un paradiso virtuale come OASIS