Regina – Un’adolescenza contesa tra passione e senso di colpa

Regina (Ginevra Francesconi) ha quindici anni, vive con il padre e ama cantare. Dopo aver perso anni prima la madre, ha stretto un legame molto forte con il padre, fatto di unione e complicità. Insieme ridono, si divertono, nuotano, e vanno in barca sul lago. Si tratta di un rapporto padre-figlia stabile e apparentemente indissolubile, ma un giorno un evento, imprevedibile e travolgente, contribuirà a cambiare le cose. Due età, due stati d’animo diversi e due modi diversi di affrontare la fatalità metteranno infatti padre e figlia su due strade discordi, entrambe, però, estremamente dissestate e braccate dal senso di colpa.

Dopo il successo del suo corto Bismillah (premiato nel 2018 ai David di Donatello) Alessandro Grande debutta alla regia di un lungometraggio (unico italiano in concorso al festival di Torino 2020) con Regina, dramma famigliare e thriller intimo che indaga punti di forza e poi crepe di un rapporto padre-figlia condizionato dai luoghi, dai tempi, e dalle circostanze vissute.

Dall’unione fa la forza del post-perdita alla rottura provocata da eventi casuali e imprevedibili, Alessandro Grande indaga l’interiorità dei suoi protagonisti, in particolare quella della sua Regina, profonda e sensibile, giovane e dall’etica già molto forte, profondamente colpita nel suo senso di giustizia e, da un certo punto in poi, assediata dal tarlo del dolore e della colpa, alla ricerca disperata di un’assoluzione o di un riscatto.

Film compatto e piuttosto a fuoco attorno alla sua giovane protagonista, l’opera prima di Grande si divide così tra canto libero e sogno puro di adolescente, e l’intimità più oscura di un evento destinato a spezzare l’idillio perfetto rappresentato dal terzetto padre-figlia-speranza. Grande firma un dramma famigliare e thriller esistenziale che segue con coerenza e sensibilità azioni e reazioni di un mondo adolescenziale messo a dura prova dall’evento catartico, destabilizzante, in grado di ribaltare d’un colpo aspettative e prospettive, di precipitare l’adolescenza in un senso di colpa asfissiante. Attorno al luogo placido e silente per eccellenza del lago, Regina disegna e poi rompe l’equilibrio famigliare generando una riflessione controversa su quelle scelte (estemporanee) in grado di cambiare per sempre il corso delle cose, la percezione di sé, il valore di un rapporto.

La musicalità delicata del film accompagna il percorso di dolore e di smarrimento che si fa via via più denso e che tende a creare una cesura forte tra le luci (amore, passione) e le ombre (delusione, perdita) che convivono in questo ritratto adolescenziale sincero e non banale.

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