Rocketman, ovvero come Reggie Dwight è diventato Elton John

Che piaccia o meno, Elton John è famoso in tutto il mondo: vuoi per alcune sue canzoni passate alla storia, vuoi per la sua nota eccentricità, per il brano dedicato a Lady D, per l'essere stato nominato baronetto dalla regina Elisabetta o per il suo matrimonio con David Furnish.
Elton è quello dei concerti faraonici, dei copricapi stravaganti ed imponenti, delle mise glitterate e della magione immensa e lussuosa.

Annunciato dal libro Rocketman – Dentro l'universo del film, che reca la prefazione del vero protagonista della vicenda, la pellicola sul cantante britannico è stata diretta da Dexter Fletcher, subentrato nella direzione del recente Bohemian Rhapsody dopo che Brian Singer, a tre settimane dalla fine delle riprese, aveva abbandonato la produzione.

Non nuovo dunque al genere, Fletcher, che ha anche diretto un film sul gruppo folk-rock scozzese The Proclaimers, d'accordo con lo stesso musicista, ha realizzato un film che ne raccontasse l'ascesa nell'olimpo della musica. Un periodo straordinario e surreale, come ha detto lo stesso Elton John, ma non solo; la star infatti voleva che nel film emergesse anche l'altra faccia della medaglia, quella della sua infanzia priva di affetto, della non accettazione da parte dei genitori – interpretati da Bryce Dallas Howard e da Steven Mackintosh, entrambi in versione assai detestabile -, quella dell'amore adulto – per il suo secondo agente John Reid in particolare, cui ha dato il volto il fascinoso Richard Madden -, così doloroso, falso e insoddisfacente.

Fletcher riesce magnificamente nell'impresa perché realizza una pellicola in cui sì, l'impianto visivo è preponderante, ma al tempo stesso, complice la straordinaria interpretazione di Taron Egerton, che con Elton John in persona aveva recitato in Kingsman 2 – Il cerchio d'oro, viene ritratto il percorso personale del cantante, dalle prime lezioni di piano alla Royal Academy of Music, all'esordio losangelino, fino al clamoroso ingresso nella classifica dei dischi più venduti. Passando per il burrascoso e controverso rapporto con i genitori.
Perché è vero che una star ha tutto ciò che si possa desiderare ma è anche vero, nella maggior parte dei casi, che per arrivare a tale livello, ci sono voluti fatica, lacrime, sofferenze, impegno e coraggio.

Il film si apre infatti sul protagonista che, inondato dalla luce, giunge ad un incontro di supporto per raccontare la sua dipendenza da droghe, alcool e shopping e la narrazione si snoda su diversi piani temporali. L'infanzia del giovane Elton, interpretato dal bravissimo Matthew Illesley, l'arco della sua carriera, dagli anni '70 agli anni '90, e il periodo trascorso nella rehab, durante il quale i racconti del paziente si ricollegano alle immagini del passato.

A supportare i flashback del protagonista, un ampio ricorso a sequenze oniriche che ne esplicano il percorso e le tribolazioni interiori, prima fra tutte quella splendida, nonché commovente, del brano che dà il titolo al film, la quale simboleggia la caduta e la rinascita dell'artista in nome della sua unica, vera passione: la musica.

Per dare il volto al musicista britannico erano il lizza anche Daniel Radcliffe, James McAvoy e il cantante Justin Timberlake ma il giovane Taron, visto di recente in Robin Hood – Le origini della leggenda, ha dato tutto se stesso con questa interpretazione, cantando personalmente ogni singolo brano e riuscendo a ingannare lo stesso Elton John il quale, vedendo una foto di scena, ha pensato si trattasse di una sua vecchia foto!

Onore dunque al team di hair and make up artists che ha saputo ricreare il personaggio unico nel suo genere di sir Elton John, andando a supportare l'idea di film che aveva in mente il regista; un'opera forse meno corale e dettagliata rispetto a Bohemian Rhapsody, con cui è impossibile non fare un confronto, ma che, come lo stesso cantante e come le sue performance, ha improntato tutto sulla spettacolarizzazione e su un impianto scenografico elettrizzante, fatto di colori sgargianti, di movimenti di macchina fluidi e ariosi e di primi piani struggenti, come quello in cui Taron/Elton si guarda allo specchio, completamente solo, prima di entrare in scena, piantandosi sul viso un allegro sorriso di circostanza.

Un'opera che vanta anche una grande accuratezza stilistica, poiché ogni decade riporta le caratteristiche dell'epoca, dal punto di vista di ambienti e costumi, ma sfoggia anche la luce sbiadita dei film di quegli anni, per poi arrivare alla nitidezza delle pellicole dei nostri giorni.

Una confezione perfetta, dunque, per un film indubbiamente emozionante e illuminante, che mostra le due facce della medaglia: Elton John ricco e famoso, ed ora finalmente felice con marito e figli adottivi, ed Elton John arrivato al successo dopo un'infanzia dolorosa, al fianco di due genitori anaffettivi, con la sensazione di non essere mai stato amato, né di poterlo essere in futuro. E non solo, perché una larga parte del film è dedicata anche alla longeva amicizia con il paroliere Bernie Taupin, splendidamente interpretato da Jamie Bell, meglio noto come Billy Elliott, film che era stato scritto dallo stesso sceneggiatore di Rocketman, Lee Hall.

A fine film, non alzatevi e godetevi i titoli di coda in cui l'attore e il cantante sono ritratti l'uno accanto all'altro, sul set e nella vita reale. La somiglianza è davvero impressionante. Ed è la degna conclusione di un biopic visivamente riuscito ed emozionante.