Sorry we missed you, i nuovi schiavi raccontati dal Maestro Ken Loach

Alla veneranda età di 83 anni, con Sorry we missed you, Ken Loach dimostra ancora una volta, se davvero ce ne fosse bisogno, che essere coerenti nella vita è possibile nonché auspicabile. Grazie alla sua filmografia si può infatti apprezzare come i temi a lui più cari, non solo siano rimasti invariati nel tempo, ma abbiano acquisito negli anni una maggiore potenza narrativa. Il fatto che nessuno meglio di Loach abbia saputo dar voce alla classe operaia, agli emarginati, a chi in una società governata da lupi non è riuscito per debolezza a farsi strada, ai cosiddetti ‘fantasmi’ e ai cittadini ‘indesiderabili’ spogliati anche della propria dignità, la dice lunga sulla sua onestà cinematografica e umana.

Ricky (Kris Hitchen) e la sua famiglia combattono contro i debiti dopo il crack finanziario del 2008. Una nuova opportunità appare però all’orizzonte: comprando un furgone nuovo Ricky avrà la possibilità di lavorare come corriere per una ditta in franchising. Si tratta di un lavoro duro, come d’altronde lo è quello di badante che svolge sua moglie Abby (Debbie Honeywood)...

Il regista britannico, che ha dedicato l’intera sua carriera a raccontare le condizioni di vita dei meno abbienti, in quest’ultimo lavoro dipinge un ritratto sobrio, emozionante e feroce della giungla in cui viviamo. Ambientato a Newcastle, come lo era I, Daniel Blake, “Ken il rosso” accompagna lo spettatore in una realtà devastante e devastata, dove il parlare di conciliare vita professionale e vita privata apparirà come un diritto esclusivo della borghesia. Sì, perché la classe operaia andrà pure in paradiso, ma di certo non le sarà consentita l’opportunità di scegliere tra occupazione e famiglia: la classe operaia è costretta a far fronte alle necessità, altro che scelte! Poco conta dunque se non avrà più neppure il tempo di trascorrere un’ora con i propri figli, in fondo, l’importante è riuscire a sfamarli ogni giorno.

Sorry we missed you è un cazzotto in pieno stomaco, una rappresentazione lucida e mai banale dei cosiddetti nuovi schiavi: uomini e donne che pagano a caro prezzo l’evoluzione dell’economia di mercato. In un mondo sempre più proiettato verso il profitto, ogni distrazione dal lavoro è considerata un peccato salato da scontare, e Ricky lo comprenderà bene quando si troverà costretto a urinare in una bottiglia per non “rubare” minuti preziosi alla sua nuova attività. Già, quell’attività di ‘corriere autonomo’ che lo costringerà a orari disumani per rispettare assurdi piani di consegna.

Con la sua splendida opera il regista inglese pone all’attenzione del pubblico un quesito doveroso: è sostenibile e corretto fare acquisti grazie a uomini che, lavorando per 14 ore al giorno, mettono a rischio le loro fragili esistenze e quelle di chi ruota loro intorno? Avanziamo sempre più verso società di estrema diseguaglianza, e Ken Loach mette in scena senza fronzoli un futuro ormai prossimo, un oltre e non altrove in cui a soccombere saranno solo i più deboli del momento.

Sorry we missed you (Scusa, non ti abbiamo trovato) è la frase che si legge sul foglietto che Ricky lascia sulla porta di chi non è in casa al momento del recapito, ma visto che si potrebbe tradurre anche con Scusa, ci sei mancato… Ecco, Sorry we missed you, Maestro Ken Loach!