Spider-Man: No Way Home - Il paradiso può attendere
La Marvel ne imbrocca parecchie, ogni tanto qualcuna alla grande... tipo adesso.
Cosa sappiamo: l'identità di Peter Parker è svelata.
C'è il Dr. Strange, Stephen, Dottore o come lo volete chiamare.
C'è MJ e zia May che sanno tutto.
C'è il multiverso.
C'è Octopus.
C'è Goblin.
Al di là di questo sembra che Spider-Man pur essendo un tassello fondamentale nel MCU, possa prosperare serenamente da solo. L'albo è da sempre la punta di diamante della casa dell idee (anche più di X-Men), ma il film non è da meno.
Se a Peter sembra sempre servire una sorta di mentore, prima Stark, ora Strange, agli spettatori più giovani occorrerà uno sherpa per navigare i molti universi dell'Uomo Ragno.
Ma come si crea un ottimo film partendo dal presupposto che anche gli altri non erano affatto male? Jon Watts ci ha messo del suo fin dal primo: tempismo, cast e il mix perfetto tra azione, storia e sentimento. Non sono pochi i momenti in cui i fans si troveranno a bocca spalancata, ma soprattutto quelli in cui rischieranno la lacrimuccia.
E' un momento di crescita per Parker, il liceo è finito e il futuro molto incerto, solo l'amore di MJ sembra essere certo, ma quando diventa il centro dell'universo per la sua esposizione pubblica, tutto va alla deriva.
Il tema della sovraesposizione mediatica e dell'eroe/mostro diventa chiave come nel fumetto. JJ Jameson (qui video più che stampa) è l'artefice della gogna mediatica che sarà il motore del tutto.
Con chi vi schiererete con l'eroe o con la minaccia?