Suffragette

Nello splendido lungometraggio Mary Poppins, del 1964, la paffuta Mrs.Winifred Banks portava intorno al busto una fascia con la scritta “voto alle donne”. Da allora, eccetto che nel film tv Angeli d’Acciaio del 2004, la tematica dell’emancipazione femminile legata alla libertà di voto non è stata presa in considerazione da molti registi: a colmare questa lacuna, ha finalmente provveduto Sarah Gavron con il suo Suffragette.

Anche se non in tutti i Paesi del mondo, al giorno d’oggi il “gentil sesso” può tranquillamente decidere se disertare le urne oppure no, ma un tempo la situazione era ben diversa: basti pensare che, nella ricca Svizzera, fino al 1971 alle donne non era permesso votare! Le lotte per l’universalizzazione del suffragio, che da noi arrivò solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, furono quindi sacrosante.

Nella storia del femminismo britannico, una delle figure più emblematiche è quella di Emily Wilding Davison che morì travolta dal destriero di Re Giorgio V mentre manifestava a favore dei propri diritti. La regista anglosassone sceglie di relegare la storia della Davison a un ruolo secondario per dare vita a un personaggio di fantasia, Maud Watts (Carey Mulligan), una giovane operaia che agli inizi del 1900 entra a far parte del movimento delle suffragette. La Gavron, oltre a descrivere magistralmente le drammatiche condizioni lavorative delle donne di quell’epoca, riproduce con successo l’ambiente di agitazione sociale in cui esse vivevano: lanci di pietre contro le vetrine dei negozi, sabotaggi con esplosivi e conseguenti manganellate da parte dei poliziotti.

Suffragette è di certo un lavoro interessante e ben fatto, anche se a tratti potrebbe risultare troppo affettato e asettico. Maud non incendia particolarmente gli animi del pubblico, le scene di maggior impatto emotivo sembrano infatti essere costruite a tavolino proprio per far commuovere lo spettatore, i personaggi principali, inoltre, appaiono eccessivamente schematici e convenzionali. Ma, in Suffragette, l’elemento meno convincente è il fatto che invece di raccontare i difficili anni di lotta per il suffragio universale, l’opera di Sarah Gavron deragli verso una storia sulla resistenza morale di una ragazza di fronte alle ingiustizie che la circondano.

La brava Carey Mulligan riesce a far crescere il suo personaggio in modo perfetto, e dunque poco importa che il ruolo di Meryl Streep si riduca a una breve apparizione: l’intero film si regge benissimo sulle giovani spalle dell’attrice inglese. Un gran pregio della regista - aiutata dalla splendida fotografia di Eduard Grau e dall’efficace colonna sonora di Alexandre Desplat -  è comunque quello di avere ricreato egregiamente la torbida e miserevole atmosfera propria della penna di Dickens.

Nonostante Suffragette non brilli per originalità, è un film che consigliamo di vedere. Troppe volte ci si dimentica che i diritti non piovono dal cielo, qualcuno prima di noi ha lottato fino a perdere anche la vita, e quel qualcuno per cosa ha combattuto se non per far godere ai posteri quei diritti? Mai dare nulla per scontato… ogni tanto è necessario ricordarlo.