The Hate U Give: un film che non si fa intrappolare dai limiti di genere

Nel titolo (orrendamente tradotto in ”Il coraggio della verità”) di questo film presentato alla XIII edizione della Festa del Cinema di Roma, c’è tutto il film (ed il romanzo da cui è tratto) del regista George Tillman Jr.

L’odio che si acquisisce e si metabolizza da bambini si restituisce enfatizzato e moltiplicato quando si diventa adulti. Un concetto  che durante la narrazione riaffiora sempre più insistentemente, fino al rocambolesco quanto ricco di suspense finale.

Lo spunto della storia è la narrazione della vita della giovane Starr Carter, figlia di una benestante famiglia afroamericana che frequenta una  high school di bianchi, lontana dal problematico quartiere dove invece risiede. Le sue esperienze ed il suo relazionarsi con le diverse realtà – quasi fosse una giovane vampira che di giorno si illumina (d’altronde “Starr”, con due “erre” è l’emblematico nome datole dal padre), e di notte si oscura frequentando le feste degli amici del quartiere – sono il paradigma che impernia nei confronti/scontri tra diverse realtà gran parte della sua nervatura ideologica.

Bianchi neri, ricchi poveri, scontri generazionali, diverse visioni delle occasioni di riscatto e di emancipazione, approcci differenti alle problematiche di una società controversa e contraddittoria, ipocrita e sincera allo stesso momento: sono la guida di questo film, tematiche che George Tillman jr. governa sapientemente   senza mai strafare o scostarsi da una via di cui ha ben chiari i confini e i traguardi. Forse, l’unica sbavatura, è nell’eccessiva enfasi di eroina senza paura con la quale viene descritta Starr, la protagonista.

Nelle righe invece, anche se alle prese con scene concitate e dialoghi gravi e significativi, sono tutti gli interpreti del film, a partire dalla bella e brava Amandla Stenberg e dal padre, l’attore statunitense Russell Hornsby.

Mano ferma e grande capacità di non farsi ingabbiare nello stereotipo di un genere, quello dei black movie, tutto rap e violenza, Tillman nella sua, lunga, opera, ci serve un piatto variegato, miscelando con leggerezza e divertendoci, diversi generi. I black movie, ovviamente, ma anche i film giovanilistici e le commedie brillanti (la sequenza del ragazzo bianco presentato al padre di Starr, sembra un omaggio a Indovina chi viene a cena).

Insomma, un po’ Blake Edwards, un po’ Spike Lee, George Tillman jr. ha realizzato un film che ha il respiro lungo delle opere che non durano una sola stagione.