The vast of night - Ritorno al passato

Curioso ed interessante esperimento The vast of night di Andrew Patterson; non solo infatti è un evidente omaggio a cult come Incontri ravvicinati del terzo tipo e soprattutto alla serie televisiva Ai confini della realtà, creata a fine anni '50 da Rod Serling ma, presentandosi da subito come un film dentro il film, rivela ben presto uno stile assolutamente accattivante e convincente, fatto di immagini sgranate – come se stessimo vedendo una vecchia programmazione su un televisore di altrettanto antica memoria – e di luce bluastra che restituisce non soltanto il senso di angoscia ma anche una sorta di ritorno al passato, quando colori sgargianti e nitidezza erano ancora in mente Dei.

Ci mette un po' a partire perché durante i primi dieci minuti, i dialoghi serrati in stile teatro dell'assurdo, quasi futili ai fini dello sviluppo, nonché logorroici al punto di innervosire, sembrano alienare la meta della narrazione. Poi, la ricezione di strani rumori invade la angusta saletta della centralinista di una piccola cittadina del New Mexico e il film prende il via, trascinando lo spettatore per le strade buie e gli ambienti quasi claustrofobici in cui i personaggi si aggirano, nel tentativo di spiegare l'origine di ciò che hanno sentito.

Se dal punto di vista della trama, ci si ricollega alla ben nota cinematografia di genere – quello fantascientifico -, con suoni sconosciuti, provenienti da chissà dove, e avvistamenti di oggetti altrettanto ignoti, lo stile è assolutamente vincente ed è il frutto di soli 17 giorni di riprese e di un attento ed accurato lavoro in post produzione.

La vicenda narrata è infatti ambientata di notte, una notte scura e minacciosa, che avvolge tutta la cittadina, illuminata solo dalle luci fioche dei lampioni. Tutti gli abitanti sono nella palestra del liceo, dove si sta disputando una partita di basket: solo Everett, lo speaker della radio locale, e Fay, la centralinista, sono chiusi nelle rispettive stanze per assolvere ai propri compiti. E quando, grosso registratore alla mano, iniziano ad indagare sulle strane interferenze ascoltate e ricevono la chiamata di un uomo che quei suoni li ha sentiti tanto tempo prima, la corsa verso la verità si fa via via più emozionante e la macchina da presa scivola su strade e prati veloce e silenziosa, quasi fosse essa stessa un'entità misteriosa, intenta a spiare le mosse dei protagonisti, fino a a condurli verso il finale inatteso e suggestivo.

Tra lunghi piani sequenza e intensi primi e primissimi piani dei protagonisti, Sierra McCormick e Jake Horowitz di cui, per mezzo dell'efficace gioco di luci e ombre, il regista cattura le emozioni più profonde, dallo sconcerto alla paura, si ha l'impressione che Patterson abbia ceduto al virtuosismo stilistico ma perdonarlo è davvero facile perché il suo piccolo, grande film, fa leva sul fascino del passato, sul mistero della vita oltre il nostro pianeta che tuttora rientra tra i grandi misteri dell'umanità, e trascina verso una svolta inaspettata e per questo ancor più destabilizzante.

Se avete voglia di qualcosa di diverso, The vast of night è il film che fa per voi. Intrigante, angosciante e suggestivo, proprio come i film del primo Spielberg.