Tutto può accadere... nel villaggio dei miracoli

Oltre al trio comico napoletano dei Ditelo voi e all’Antonio Fiorillo di Operazione vacanze (2012) e La mia mamma suona il rock (2013), coinvolti in partecipazioni straordinarie abbiamo Barbara De Rossi, Flavio Bucci e Maurizio Mattioli; ma si chiamano Angelo, Rosita, Elvira, Leonardo, Antonio, Francesco e Donatella i protagonisti del lungometraggio diretto da Modestino Di Nenna, mirato a porre in evidenza la reciproca solidarietà di persone sfortunate che, con la loro forza di volontà, riescono a superare gli ostacoli della vita.

Perché, prodotta dall’Associazione irpina Noi con Loro presieduta da Anna Maria De Mita, ovvero una onlus che sostiene progetti di “drama therapy”, è su un gruppo di ragazzi diversamente abili impegnati in un progetto di collaborazione con una clinica psichiatrica che si concentra l’operazione, costruita a sketch nel tentativo di conferire al tutto il look di una commedia di taglio brillante.
Commedia che, dal momento in cui si viene a sapere che la struttura che ospita i giovani in questione dovrà chiudere a causa di difficoltà economiche, li spinge a mobilitarsi in ogni modo possibile per aiutare i pazienti a rimanere insieme ed a non essere trasferiti in istituti differenti.
Fino a quando uno di essi escogita di portare tre dei malati di mente a lavorare come animatori nel villaggio turistico del padre; segnando l’inizio della sequela di situazioni all’insegna della leggerezza narrativa volte a tempestare la oltre ora e quaranta di visione.  
Situazioni che non mancano di tirare in ballo un grottesco individuo fortemente convinto di essere Giuseppe Garibaldi e una rappresentazione di Romeo e Giulietta con la seconda in versione gay (!!!), man mano che la regia nella media non fa discostare il risultato finale, in fin dei conti, da un elaborato destinato al piccolo schermo.

Ma non è questo aspetto artistico ciò che ci interessa, in quanto, con un avvertibile retrogusto amaro-drammatico e la volontà di ribadire che coloro che vivono senza follia non sono così sani come credono, l’operato di Di Nenna – già responsabile di elaborati analoghi quali Big boys (2001) e Le meraviglie dell’amore (2013) – merita non poca attenzione per i motivi riscontrabili anche nelle sue parole: “Un disabile al cinema è una presenza scomoda, raramente preso in considerazione. Si pensa che il pubblico possa trovare la cosa sgradevole e quindi decretare l’insuccesso del film. Ecco perché quando dell’argomento se ne occupano a Cinecittà come a Hollywood escono film commoventi e magari profondi, ma con la ‘mediazione e il compromesso': utilizzo di attori famosi, storia spettacolare che deve piacere al pubblico, conclusione forzatamente positiva o comunque dolce-amara. Il cinema ha opposto resistenza per decenni prima di aprire le porte ad argomenti scomodi e disturbanti come la disabilità e l’handicap. Poi, per fortuna, le cose sono cambiate e il cinema ha contribuito non poco a far conoscere e diffondere questo universo unico e straordinario”.