Una Volta nella Vita

Ecco, ci risiamo con l’affibbiare titoli a caso: Les Héritiers (Gli Eredi), di Marie-Castille Mention-Schaar, nel nostro Paese è diventato Una Volta Nella Vita. E’ vero che noi italiani siamo rinomati in tutto il mondo per la nostra fervida fantasia, ma a volte tirare il freno a mano sarebbe consigliabile! L’intero film della regista francese come suggerisce il titolo è infatti segnato dal tema dell’eredità, e non si tratta di un’eredità materiale, ma di un lascito ben più importante: quello della memoria storica.

In un liceo della periferia di Parigi a componente etnica mista, una professoressa propone ai suoi studenti di partecipare a un concorso nazionale che ha per tema la Shoah. Inizialmente l’idea risulterà disastrosa, ma in seguito la sfida arricchirà gli allievi di una nuova consapevolezza tanto di se stessi che del passato.

Il rischio di realizzare un’opera retorica, didascalica e già vista, era molto alto, ma la brava Marie-Castille riesce dove molti suoi colleghi hanno fallito: girare un film onesto, senza troppe pretese e, forse proprio per questo, emozionante.

Una Volta nella Vita, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Ahmed Dramé, ci introduce all’interno di una storia vera, in un difficile ambito scolastico dove l’intreccio di etnie, religioni e conflitti sociali è l’humus in cui i protagonisti si muovono svogliati, senza sogni futuri, privi di autostima e carichi di rabbia. La regista, evitando abilmente di cadere nella trappola degli stereotipi, riesce a mettere in scena l’evoluzione personale e morale di ognuno di quegli studenti. Il lungo percorso collettivo di presa di coscienza avverrà attraverso la profonda comprensione di quell’orrore che fu l’Olocausto, ed è proprio la capacità di affrontare il tragico tema dello sterminio senza demagogia né frasi farraginose che farà apprezzare la sobrietà dell’intera sua opera: un lavoro privo di sbavature, asciutto e mai cattedratico.

La docente fuori dal coro, interpretata dalla strabiliante Ariane Ascaride, è la professoressa Anne Gueguen, colei che crede nella forza della conoscenza e nella potenza della collaborazione, una donna che non si arrende mai, un’insegnante che, scavando fino al fondo dell’anima dei suoi ragazzi, lascerà loro l’eredità avuta a sua volta dalla Storia: quella memoria spesso dolorosa ma indispensabile per crescere. Il vero passaggio del testimone è però rappresentato dalla presenza dell’ex deportato Léon Ziguel e dal suo racconto misurato, scevro da qualsiasi ricamatura, e Marie-Castille non fa ricorso alla spettacolarizzazione per provocare la commozione nel pubblico, ma nonostante ciò la verità racchiusa in quelle semplici parole rimarrà scolpita nella mente di ogni spettatore. 

Che la multiculturalità non sia un pericolo ma una ricchezza, che gli insegnanti debbano saper  trasmettere valori oltre che nozioni e, soprattutto, che la memoria storica sia tramandata ai posteri perché possano conoscere il passato e divenire persone migliori, sono i messaggi che traspaiono da Una Volta nella Vita. Un film da vedere al Cinema, se non - ancor meglio -  da proiettare nelle scuole.