Unsane: Steven Soderbergh dirige un thriller al cardiopalma che insegue le torbide fantasie di una mente malata

Una giovane donna (Sawyer Valentini  – interpretata dall’ottima Claire Foy) è costretta a lasciare la sua Boston per trovare una nuova vita e un nuovo lavoro in Pennsylvania, e lasciarsi alle spalle le ombre di un inquietante passato. Eppure, nemmeno lo stravolgimento di vita le garantirà la serenità cercata. Un giorno, contro la sua volontà, viene trattenuta in una clinica per disturbi psichiatrici e si ritrova a vivere una situazione dal crescendo a dir poco surreale. Smarrita tra realtà e immaginazione, senza che (quasi) nessuno creda alle sue verità, la giovane donna dovrà farsi coraggio e trovare da sola un modo per scampare a quel tunnel di paura.

Steven Soderbergh presenta fuori concorso alla Berlinale 2018 Unsane: un thriller al cardiopalma alimentato da una storia di stalking dove realtà e percezione tendono a sovrapporsi  fino al limite ultimo, e a braccare la protagonista in un sadico gioco di persecuzione. Autore prolifico e pluripremiato di pellicole cult come Traffic o Erin Brockovich, Steven Soderbergh cavalca qui l’elemento dell’ossessione per realizzare un’opera che monta di ritmo con il passare dei minuti diventando scena dopo scena anche sempre più inquietante. Uno script preciso e senza sbavature (firmato a quattro mani da Jonathan Bernstein e James Greer) fornisce infatti al regista statunitense la possibilità di aprire e chiudere perfettamente il cerchio della follia disvelata nel corto circuito ossessivo di Unsane. La sensazione di trappola generata dal plot e dalla lucida regia di Soderbergh (che qui riprende con il minimalismo di un iphone) viene da un certo punto in poi trasferita addosso allo spettatore, costretto a condividere l’agghiacciante sensazione di essere braccati in una situazione senza uscita.

A dare valore aggiunto all’opera di Soderbergh, però, anche l’ottima prova della protagonista Claire Foy nei panni di Sawyer Valentini. Nella sua espressività mutevole manifestata al meglio nel crescendo di incredulità ma anche incrollabile lucidità sfoderati di fronte al susseguirsi di eventi, Unsane trova il mezzo ideale per alimentare quel suo funzionale mix di disagio mentale e paure reali. La ricerca di una verità capace di mettere fine al circolo vizioso di ‘pazzie’ è di fatto ciò che tiene il ritmo del film di Soderbergh sempre alto, intercettando nel tortuoso percorso della mente di un uomo malato la via più inquietante per generare un terrore sempre più manifesto e reale.