Vecchio a chi? Recensione di 'Il Peggior Lavoro Della Mia Vita'

Una commedia con Gerard Depardieu e il nuovo idolo del cinema comico francese, Kev Adams, rischia di diventare, già dai primi secondi “politicamente scorretta”. Ed in effetti lo diventa. Tenendo conto, anche di un problema spinoso come quello della vita nelle case di cura, tornate tragicamente alla ribalta durante la pandemia, allora ci si può fare un'idea di quanto si rida amaro. O forse no.

Va da sé che il nuovo film di Thomas Gilou (che qui, citando Groucho Marx, dirige solo il traffico, visti i nomi del cast artistico) è anche altamente poetico, come succede quando si mettono generazioni a confronto. Qui c'è parte della storia del Cinema francese degli ultimi sessant'anni e come si fa a non uscirne soddisfatti. Frutto di una fatica che, a tratti ha rischiato di mettere fine alla lavorazione anzi tempo, il film è iniziato prima del virus e ha dovuto subire uno stop quasi letale (virus che, tra l'altro, ha colpito in maniera drammatica Mylène Demongeot che recitò con Jean Marais in Fantomas e che qui interpreta una ex insegnante in pensione).

Come avrete capito, nonostante la storia che c'è ed è anche attuale, questo è un film di attori dove ognuno fa vivere il suo personaggio in maniera egregia. Quindi lasciamo perdere la condanna della vita negli istituti o i giovani che non riescono a capire gli anziani, qui conta prevalentemente l'interagire di caratteri ben definiti a creare una sorta di favola dove si dice a voce alta che la vita non è finita finché non è finita. Se avete voglia di un'ora e mezzo di sano divertimento questo è il film per voi. Non per essere banali ma, in momenti come questi, forse è quello che ci vuole. 

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