Victor: La storia segreta del dottor Frankenstein

La morte è un abisso da cui nessun uomo o donna può tornare indietro?

Su sceneggiatura del Max Landis che – figlio del John regista di Un lupo mannaro americano a Londra (1981) e Una poltrona per due (1983) – già si è occupato, tra l’altro, dello script del pov supereroistico Chronicle (2012), prova a risponderci il Paul McGuigan autore di Slevin – Patto criminale (2006) e Push (2009) attraverso una rilettura tutta nuova del moderno Prometeo nato dalla penna di Mary Shelley.

Rilettura tutta nuova in quanto la immortale vicenda che prevede la scarica di un fulmine, un genio folle ed una creazione spaventosa viene per la prima volta raccontata dal punto di vista dell’Igor che, assente sia nello storico romanzo di partenza che in quasi tutte le pellicole incentrate sul cadavere resuscitato reso mitico da Boris Karloff, possiede in questo caso le fattezze dell’harrypotteriano Daniel Radcliffe, non nuovo al genere se consideriamo le sue partecipazioni a The woman in black (2012) di James Watkins e Horns (2013) di Alexandre Aja.

L’Igor che lavora come clown in un circo di Londra dove, ovviamente, viene recuperato dal radicale scienziato Victor Frankenstein, con il volto del James McAvoy di X-Men: Giorni di un futuro passato (2014) e che, convinto che la morte possa essere una condizione temporanea, si cimenta in folli esperimenti mirati alla ricerca dell’immortalità che è il ricco studente di medicina Finnegan alias Freddie Fox a finanziare.

Esperimenti che tirano in ballo frattaglie assortite in bella vista come avveniva nei lavori sfornati dalla mitica Hammer Films nei primi anni Settanta (il suo periodo più truculento); quando sfornò, tra gli altri, il Frankenstein e i mostri dell’inferno (1974) di Terence Fisher che – conosciuto anche con il titolo La creatura di Frankenstein – portava in scena un essere dalle fattezze scimmiesche da cui sembra vagamente discendere il Gordon qui risultante di un’accozzaglia di parti animali.

Mentre, impegnato ad indagare sulle moralmente discutibili ricerche portate avanti dal dottore, l’ispettore Turpin di Scotland Yard interpretato da Andrew”Spectre”Scott completa insieme alla trapezista Lorelei di Jessica Brown Findlay il campionario di personaggi principali atti a riempire la oltre ora e cinquanta di visione, lodevole per quanto riguarda fotografia e scenografie, ma che rischia di essere stritolata da un’eccessiva teatralità d’insieme che ne infiacchisce lo sviluppo degli eventi all’interno del grande schermo.

Se poi aggiungiamo che il tutt’altro che convincente mostro finale non sembra discostarsi molto da determinati cattivi dei cinecomic del terzo millennio, appare evidente – considerando anche il cast coinvolto – che l’operazione in questione sia stata pianificata soprattutto per accattivarsi il pubblico dei ragazzi.

Ma siamo sicuri che siano in grado di accontentarsi di così poco?