Arrival (2016)

22 Gennaio 2017    12:10

Andrea Boggione

5,0   (su 1 voto)

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Il film di oggi è “Arrival”, l’ultimo film uscito al cinema del regista canadese Denis Villeneuve, regista più che altro famoso per aver diretto il fantastico “Sicario” che lo ha reso uno dei nomi più caldi di Hollywood e per questo motivo gli è stata affidata la regia del sequel di “Blade Runner”.

 

“Arrival” è l'adattamento cinematografico del racconto “Story of Your Life” di Ted Chiang, la trama è semplice: un giorno 12 misteriose astronavi atterrano sul nostro pianeta, a nessuno è chiaro il motivo per il quale sono qui, dato che non sferrano nessun tipo di attacco e provano solamente a comunicare attraverso una lingua a noi sconosciuta. Per questo motivo il governo degli Stati Uniti decide di interpellare Louise Banks, una delle migliori traduttrici del mondo. Grazie alle sue capacità, non solo riguardanti la lingua, scoprono che si può comunicare con questi alieni, i quali si intravedono sfocati dietro una parete trasparente, attraverso la loro lingua scritta, composta da segni circolari. Tutti questi segni vengono analizzati da Louise e Ian (un fisico teorico) e con il passare del tempo riescono ad arrivare alla creazione di una sorta di vocabolario di base con cui ,diciamo, riescono ad entrare in contatto con loro scoprendo il motivo del loro arrivo.

Il CAST è composto dalla protagonista Amy Adams, la quale ci regala, secondo me, la sua miglior performance della sua carriera, almeno per ora e nonostante un’altra fantastica prova in “Animali Notturni” di Tom Ford. La Adams si cala benissimo nella parte e spesso ci dimostra che riesce a reggere il ritmo del film anche quando è l’unica in scena: insomma per me è una prova assolutamente da premiare, ma il merito, secondo me, va anche a Villeneuve che dirige benissimo non solo lei ma tutto il cast; poi abbiamo i due comprimari più importanti ovvero Ian interpretato piuttosto bene da Jeremy Renner e il colonnello Weber interpretato dal grandissimo Forest Whitaker, entrambi molto bravi, solo che a dominare la scena ci pensa Amy Adams e diciamo che gli atri attori spesso passano in secondo piano.

“Arrival” non è solo un semplice film di fantascienza, è un film che tratta temi diversi come il tema del tempo e del linguaggio, inoltre è a tratti molto drammatico. Un mix più che avvincente, non un capolavoro ma diciamo che ci siamo vicini, per questo motivo il mio voto è 9. Lo so può sembrare troppo per questo genere di film, ma vi assicuro che è più che meritato. L’alta votazione è dovuta in particolare modo:

_al lavoro di Regia, uno dei migliori che io abbia mai visto: il regista canadese, con un fantastico gioco di luci e ombre, riesce a creare un atmosfera perfetta, una storia che manda in “crisi” lo spettatore, perché attraverso le reazioni e le azioni sia dei personaggi sia degli alieni crea un sacco di dubbi: gli alieni sono una minaccia, vogliono aiutarci, noi dobbiamo attaccare o cercare di comunicare?, una serie di domande che saltano nella nostra mente e trovano una fantastica risposta alla fine del film che però non vi voglio raccontare, invitandovi ad andare a vederlo al cinema;

_ altro aspetto fantastico è rappresentato dagli Alieni, però non mi voglio addentrare troppo perché non voglio rovinarvi la visione, aggiungono solo che non sono i tipici alieni che ci si aspetta di vedere in un film fantascientifico e si vede che sotto la loro creazione c’è uno studio ben fatto;

_poi abbiamo la componente sonora, la Colonna Sonora creata da Jóhann Jóhannsson è sorprendente, non stona mai dal film, anzi tende ad accentuare le varie emozioni che da sola la regia non è in grado di passare attraverso lo schermo agli spettatori.

_infine, la Sceneggiatura di Eric Heisserer, il quale fa un ottimo lavoro, nonostante la leggera prevedibilità dello script, inserendo l’ipotesi di Sapir-Whorf: neanch'io la conoscevo e l’ho scoperta grazie al film, in pratica è l’ipotesi della “relatività linguistica”, ipotesi che afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla, nella sua forma più estrema, quella fatta propria da “Arrival”, la quale sostiene che il modo di esprimersi determina il modo di pensare. 

I difetti del film sono veramente pochi, ma se bisogna essere puntigliosi posso dirvi che:

_ a volte è fin troppo criptico il film, nonostante il finale sia più che chiaro;

_ gli attori di contorno, come vi dicevo in precedenza, a volte passano troppo in secondo piano dato che la scena è dominata dalla Adams; 

_ infine, a tratti il ricorrente ripetersi di certi elementi, come il sogno della protagonista, che però non voglio raccontarvi per i soliti motivi di SPOILER. Io come difetti trovo solo questi, per quanto riguarda la parte più scientifica ho cercato di documentarmi e non ho trovato delle grossolane inesattezze con ciò che viene raccontato nel film.

Insomma con “Arrival” ci troviamo di fronte ad un grandissimo film di fantascienza che però cerca di andare in profondità analizzando come la gente reagisce davanti ad avvenimenti di un certo tipo capaci di stravolgere i mercati, i dogmi religiosi e la semplice quotidianità. Il film, attraverso un fantastico lavoro di regia e sceneggiatura, prova a descrivere l’evoluzione dei sistemi politici ed economici i quali tendono a rispondere ricorrendo sempre alle armi e alla guerra, spesso senza comprendere il vero significato delle cose.