8 Marzo 2017    09:33

Andrea Boggione

5,0   (su 3 voti)

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“Il Diritto di Contare” è il secondo lungometraggio di Theodore Melfi, che torna alla regia dopo il precedente film del 2014 “St. Vincent”.

Ma ora torniamo al film di oggi: “Il Diritto di Contare” racconta la storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, la quale collaborò con la NASA tracciando le traiettorie per il programma Mercury e la Missione Apollo 11. In parallelo ci sono anche le storie di Dorothy Vaughn e Mary Jackson altre due matematiche che lavorarono alla NASA, insieme alla amica e collega Katherine Johnson.

Il cast del film è composto da Taraji P. Henson, che interpreta Katherine Johnson. La Henson è veramente bravissima, mi spiace che non abbia ricevuto la nomination agli Oscar. Si cala benissimo nel personaggio, il vero e proprio protagonista del film, perché alla fine la storia come vi dicevo prima gira sostanzialmente intorno a lei. Un personaggio scritto molto bene seconde me, anche perché non è mai banale e che a quanto mi è sembrato rispecchia la vera Katherine Johnson. Un grandissima donna che ha contribuito in modo fondamentale all’aeronautica statunitense e ai programmi spaziali già dal primo utilizzo dei computers elettronici digitali da parte della NASA. Le altre due protagoniste sono Dorothy Vaughn, interpretata magistralmente da Octavia Spencer che si è meritata la Nomination agli Oscar e Mary Jackson, interpretata da Janelle Monaé, anche lei molto brava. Entrambi i personaggi sono importanti nonostante passino in secondo piano rispetto alla protagonista su cui la storia si focalizza di più. Tra gli altri membri del cast troviamo anche Kirsten Dunst e Jim Parsons, entrambi bravi ma niente di più, diciamo che non incidono più di tanto, anche perché ci sono poco nel film non essendo i protagonisti, e infine Kevin Costner, che interpreta Al Harrison, il capo di Katherine, e lo interpreta benissimo: mi ha stupito perché Costner era un po’ sparito dal grande schermo, ultimamente lo si è visto in film discreti o peggio, alcuni con partecine nemmeno molto importanti, mentre ne “Il Diritto di Contare” ci regala, secondo me, un’ottima interpretazione e sono contento che sia tornato con questo film perché Costner mi è sempre piaciuto come attore dal tempo de “Gli Intoccabili”.

“Il Diritto di Contare” in generale non è solo un film che racconta della strada tortuosa percorsa dalle tre protagoniste per poter esprimere la loro competenza professionale, ma si concentra anche sulla descrizione del tempo in cui è ambientato il film e rappresenta al meglio l’aspetto scientifico, il modo in cui viene rappresentata la NASA e come si lavora al suo interno: tutto è reso molto bene, secondo me si vede lo studio che c’è stato dietro già a livello di sceneggiatura. I pregi sono sicuramente le varie interpretazioni di tutto il cast, su tutti le tre protagoniste afroamericane che si calano benissimo nelle tre matematiche, ma sicuramente sono ottime anche la sceneggiatura e la colonna sonora: quest’ultima mi è piaciuta e l’ho trovata azzeccata, le musiche sono realizzate da Hans Zimmer, Pharrell Williams e Benjamin Wallfisch. Un altro pregio è sicuramente il metodo alternativo di mostrare un approccio diverso al tema razziale partendo proprio dalla descrizione della vita familiare delle protagoniste. Il film è ambientato nell’era Kennedy, un‘era di cambiamenti che vediamo anche all’interno della storia, infatti può sembrare incredibile che alla NASA vengano assunte donne di colore, dato che il film è ambientato durante il segregazionismo. In più non viene solamente trattato il razzismo nei confronti della gente di colore. Questo tema è comunque descritto in maniera realistica perché ne vediamo spesso esempi nel film: dal poliziotto che inizialmente è scontroso con le tre donne, alla distinzione netta tra i bagni per i bianchi e per i neri. Ma viene trattato anche il razzismo nei confronti delle donne, un razzismo che arriva anche da personaggi di colore nei confronti delle loro mogli, ad esempio. E questo dà un punto in un più al film, il quale ha il pregio in poche parole di non soffermarsi solo su un argomento come accade spesso, ma Theodore Melfi allarga il raggio d’azione e crea qualcosa di molto più interessante. In più il film ha una buona regia e una discreta fotografia, ma anche un ritmo molto scorrevole, infatti non annoia mai, nonostante non ci siano particolari colpi di scena.

Ma naturalmente “Il Diritto di Contare” ha anche degli aspetti negativi: su tutti il fatto che spesso i personaggi siano troppo “esemplari”, troppo “perfetti” e questo può risultare un po’ noioso alla lunga. La mancanza di colpi di scena, di stravolgimenti: è vero che è un biopic e quindi non ci si può spostare più di tanto dal narrare i fatti storici come sono realmente accaduti, però a volte risultano scontate alcune scelte, che però non voglio spoilerarvi per non rovinarvi la visione del film. Un altro difetto è anche il fatto di non concentrarsi, andando ancora più a fondo, sul lato scientifico, ma li si poteva facilmente cadere nel noioso perché non a tutte le persone piace vedere al cinema storie magari difficili o complesse da capire, e quindi qua si vede benissimo che hanno puntato su qualcosa che può arrivare a più pubblico possibile, però sono stati bravi sia Melfi sia gli attori nel non rendere il film stucchevole e banale.

In generale posso dirvi quindi che “Il Diritto di Contare” mi è piaciuto e stupito perché mi aspettavo la solita americanata patriottica (anche se a volte qualche elemento arriva a sembrare un po’ troppo patriottico, ma niente di così eclatante). Per questi motivi io come voto generale al film dò un gran bel 7,5, dovuto ai numerosi pregi, che come vi ho già detto mi hanno stupito, ma anche per alcuni difetti. Il film ha inoltre ricevuto tre nomination agli Oscar, Miglior Sceneggiatura Non Originale (perché il film è tratto dal romanzo: “Hidden Figures”, il titolo originale del film), Miglior Attrice Non Protagonista alla grandissima Octavia Spencer e infine la nomination a Miglior Film.

Insomma “Il Diritto di Contare” è un buon film che oltre a trattare il tema razziale di fondo tra bianchi e neri e la diversità uomo donna, riesce anche ad andare più in profondità analizzando anche l’atmosfera e il pensiero delle persone di quel tempo. Un film che è pervaso da un gradevole senso di leggerezza che non stona (come la delicata colonna sonora) però il tutto poteva essere reso con ancor più incisività.