20 Giugno 2018    15:42

flyanto1

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“Tito e gli Alieni” della regista Paola Randi è una sorta di favola lunare che vede coinvolti un uomo (Valerio Mastandrea) ,  il quale come scienziato si è rifugiato nel deserto del Nevada a studiare lo spazio ed una possibile esistenza degli alieni in esso ed a cui è morta la moglie, anch’ella scienziata, ed i suoi due nipoti (una ragazzina adolescente ed il fratellino minore), figli del fratello, i quali, essendo ormai rimasti orfani di entrambi i genitori, sono stati affidati a lui in quanto parente più prossimo. Vivendo da tempo solitario e profondamente in crisi per la mancanza della moglie (egli vive con il di lei ricordo e comunica solo con una giovane e bizzarra donna che gli fa da autista e, a volte, quando contattato, con il centro di ricerca per cui lavora) l’uomo non è avvezzo e, pertanto, è incapace di occuparsi dei due nipoti che, nel contempo, soffrono anch’essi per la morte recente del proprio genitore e, così, la loro convivenza risulta all’inizio un poco difficile. Riusciranno dopo un pò di tempo a trovare una sorta di complicità e di legame profondo e vivere, così riuniti, più serenamente un futuro insieme.

Una storia senza alcun dubbio fantastica, piena di buoni sentimenti e poco aderente alla realtà per ciò che riguarda lo svolgimento della storia ma non il suo contenuto. In chiave, infatti, un pò surreale “Tito e gli Alieni” affronta la tematica dell’elaborazione lunga e difficile del lutto e degli affetti e della loro nascita e rinsaldamento. Pur uniti da legami di sangue, i tre protagonisti all’inizio della vicenda non si conoscono nemmeno, gli uni sono degli estranei per l’altro, infatti. Il protagonista accoglie i nipoti più per un dovere morale ma proprio da questa convivenza ‘impostagli’ egli imparerà ad affezionarsi ai due giovani e nel contempo a liberarsi dal fantasma della moglie defunta prematuramente che lo ha gettato in uno stato di depressione e di torpore  immenso. E lo stesso, più o meno, vale per i nipoti che, pieni di dolore per il recente lutto (il fratello piccolo è però quello che maggiormente soffre la mancanza del padre), sono stati costretti a lasciare la propria città natale di Napoli per raggiungere uno zio che mai hanno visto e conosciuto. E la nascita di questo legame forte e profondo viene dalla Randi molto ben rappresentato sullo schermo attraverso una forma quanto mai originale e, cioè, con il ricorso alla presenza di creature sconosciute od ormai decedute provenienti dallo spazio e fungenti da trait d’union per i protagonisti.

Interessante.