18 Giugno 2018    17:00

flyanto1

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“La Stanza delle Meraviglie”, del regista Todd Haynes, rappresenta il luogo comune a cui approdano i due protagonisti nella loro estenuante ricerca dei propri genitori. Parallelemente diviso in due parti in cui ciascuna presenta il percorso compiuto dai due protagonisti in epoche diverse, lo spettatore assiste prima a quello di un bambino negli anni ‘70, rimasto orfano della mamma, che parte alla volta di New York alla ricerca del padre mai conosciuto, e poi a quello di una ragazzina negli anni ’20 che, ribellatasi al padre freddo ed incurante di lei, si dirige a New York in cerca della madre attrice. Entrambi, appunto in epoche differenti, attueranno, sia pure con accadimenti diversi, lo stesso percorso che li condurrà alla fine al Museo di Storia Naturale e, più precisamente, nella famosa stanza delle meraviglie, dove riusciranno con successo a scoprire la verità di ciò che stanno cercando.

Una bella storia di avventura adolescenziale ma purtroppo sin troppo prevedibile e, dunque, scontata. Sin dall’inizio si intuisce, infatti, che tra i due protagonisti esiste un certo legame e pertanto l’elemento ‘sorpresa’ finale non risulta poi tanto tale. Inoltre, il percorso compiuto dai due ragazzini è simile a moltissimi altri di pellicole precedenti dello stesso genere e così appassiona poco lo spettatore che lo segue. L’unico pregio da rimarcare è sicuramente dato dalla rappresentazione che Haynes fa delle due epoche differenti: precise e ‘perfettamente riprodotte negli abiti e negli ambienti, il regista ritrae a guisa di un film muto dell’epoca (con anche i sottotitoli dei vari dialoghi), i lontani anni ’20 e, in maniera più colorata’, psichedelica e vivace, i roboanti anni ’70.

Per tutto il resto, ripeto, purtroppo “La Stanza delle Meraviglie” risulta come un déja vu, sebbene altamente consigliabile ai ragazzi/e, ancora ‘neofiti’ del genere, della più o meno stessa età dei due protagonisti.