Trieste Film Festival: inizia oggi la 30a edizione del più importante appuntamento italiano con il Cinema dell'Europa centro-orientale.

Tutte le edizioni di un festival sono speciali, ma qualcuna è più speciale di altre. Soprattutto se si sommano due anniversari storici: i trent’anni della caduta del Muro di Berlino, e quelli – ci sia permesso il confronto impari – del Trieste Film Festival, che proprio in quel 1989 vedeva la luce “ufficialmente” (dopo un’incoraggiante edizione pilota), da un’intuizione di Annamaria Percavassi.

Da allora, Trieste e il suo festival (il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale, oggi diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo) continuano ad essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell'Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.

L’edizione del trentennale non poteva che aprirsi all’insegna della Storia, quella con la S maiuscola: e così, venerdì 18 gennaio, a inaugurare il programma al Politeama Rossetti sarà Meeting Gorbachev, il film che segna l’incontro tra il grande Werner Herzog (co-regista insieme ad André Singer, che introdurrà la proiezione) e Michail Gorba?ëv, offrendo uno sguardo inedito su alcuni degli eventi più significativi della fine del XX secolo – dal disarmo nucleare all’unificazione della Germania – e mettendo allo stesso tempo in prospettiva la stagione dei populismi che (non solo) l’Europa sta attraversando. Herzog e Gorba?ëv si incontrano per tre volte nell’arco di sei mesi, e nonostante l’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica sia un uomo provato dalla malattia, la sua mente è lucida: il suo calore e il suo umorismo, uniti all’abilità di Herzog di scavare in angoli inaspettati della sua vita, rendono questi incontri coinvolgenti e commoventi.

A seguire, nella stessa serata, si apre anche la retrospettiva che il festival dedica al Muro, con un titolo più che simbolico. Possession è infatti non solo il capolavoro più giustamente celebrato di un amico storico del festival, Andrzej ?u?awski, ma anche in qualche misura il “protagonista” dell’immagine scelta per il manifesto di questa edizione: una foto scattata della grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione del film, e che ritrae la protagonista Isabelle Adjani mentre salta la corda, proprio accanto al Muro.

Un discorso speciale merita il film di “chiusura”: The White Crow, il nuovo film di Ralph Fiennes dedicato alla giovinezza di Rudolf Nureyev, non chiuderà il festival ma accompagnerà la cerimonia di premiazione, eccezionalmente anticipata a martedì 22 gennaio, così da permettere di partecipare anche ai numerosi ospiti – italiani e internazionali – di When East Meets West (vedi sotto).

Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggicortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival. 

Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. Molte le storie al femminile: dall’adolescente Alice T., vivace e impertinente, raccontata dal rumeno Radu Muntean (a interpretarla Andra Gu?i, Pardo come migliore attrice all’ultimo Festival di Locarno), alla quarantenne Anna che in Egy Nap (Un giorno / One Day) dell’ungherese Zsófia Szilágyi, presentato alla Semaine de la Critique dell’ultimo Festival di Cannes, cerca di salvare dalla frenesia del quotidiano ciò che di fragile e unico c’è nella sua vita; da Ana, che in Izbrisana (I cancellati / Erased) di Miha Mazzini e Dušan Joksimovi? scopre all’indomani del parto, nella Slovenia dei primi anni ‘90, di non esistere più per il sistema, colpevole di essere nata nella parte sbagliata di un Paese che non esiste più, alla giovane Saltanat, che nel kazako Laskovoe Bezrazlicie Mira (La gentile indifferenza del mondo / The Gentle Indifference of the World) di  Adilchan Eržanov si trova costretta a un matrimonio combinato – e alla vita crudele della città – per saldare i debiti di famiglia. E ancora, dalla Polonia, la Alicja di Fuga (Fugue) di Agnieszka Smoczy?ska, sospesa dopo aver perso la memoria tra la sua nuova identità e una vecchia vita che forse nasconde un segreto…

Da sempre al centro delle attenzioni del TsFF (che, primo in Italia, gli dedicò una retrospettiva), Sergej Loznica torna al festival con il suo personalissimo manuale di sopravvivenza nel Donbass in 13 lezioni, che gli è valso il premio per la migliore regia al Certain Regard di Cannes; mentre un altro amico storico di Trieste, il grande Ji?í Menzel (Oscar nel ‘66 per Treni strettamente sorvegliati), sarà il protagonista – stavolta davanti alla macchina da presa – dello slovacco Tlumocnik (L’interprete / The Interpreter) di Martin Šulík, nei panni di un interprete ottantenne deciso a trovare l’ex ufficiale nazista responsabile della morte dei genitori.

Per finire, due storie che aprono e chiudono gli anni ‘90: l’albanese Delegacioni (La delegazione / The Delegation) di Bujar Alimani, sull’estremo tentativo del regime comunista – siamo sul finire del 1990 – di “convincere” l’opinione pubblica internazionale dei progressi di Tirana in tema di diritti umani; e il serbo Teret (Il carico / The Load) di Ognjen Glanovi?, ambientato durante i bombardamenti Nato del 1999, dove il viaggio di un camionista – e del suo carico misterioso – dal Kosovo a Belgrado si fa riflessione sottile sulle responsabilità di un Paese e di una generazione.

Fuori concorso, infine, Ága del bulgaro Milko Lazarov, in “trasferta” nelle terre innevate del Nord per raccontare il conflitto di una famiglia Inuit divisa tra modernità e tradizione.

Tra gli Eventi Speciali trovano posto – oltre ai citati Meeting Gorbachev e The White Crow – altri cinque titoli: dalla Polonia il nuovo film di Krzysztof Zanussi, Eter (Etere / Ether), che trova nel mito di Faust, ambientato nel primo Novecento, il terreno ideale per una nuova riflessione su etica e scienza; e il campione d’incassi Kler (Clero / Clergy) di Wojtek Smarzowski, uno sguardo sulla Chiesa cattolica inaspettatamente scomodo e senza sconti. Non potevano mancare il controverso Orso d’oro della scorsa Berlinale, Touch me not di Adina Pintilie, che tra documentario e finzione offre un intenso ritratto dell’intimità di tre personaggi, e – unico titolo di tutto il programma già uscito nelle sale italiane, salutato purtroppo da un’attenzione di molto inferiore ai suoi meriti – Summer (Leto) di Kirill Serebrennikov, scatenato affresco della scena rock underground nella Leningrado dei primi anni ‘80. 

Per finire, in consonanza con una stagione che sempre più spesso vede gli autori cinematografici confrontarsi con la tv, il festival è felice di ospitare Uspjeh (Success), la prima serie diretta dal premio Oscar Danis Tanovi? e prodotta da HBO Europe, che sarà proiettata giovedì 24 nel corso di un’autentica maratona, dalle 22 alle 3.30 di notte.

Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà Dogman di Matteo Garrone come miglior film italiano del 2018 (alla presenza del protagonista Marcello Fonte), e Il Filo Nascosto di Paul Thomas Anderson come miglior film internazionale.

Il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli, tra anteprime italiane, internazionali e assolute. Dialoga da vicino con il Gorba?ëv di Herzog il nuovo film di Vitalij Manskij, Svideteli Putina (I testimoni di Putin / Putin’s Witnesses), esclusivo “dietro le quinte” del primo anno al potere di Vladimir Putin – eletto presidente della Russia il 31 dicembre 1999 – attraverso le immagini spesso inedite custodite nell’archivio del regista. 

Due le opere che mescolano sapientemente documentario e animazione: Mala Zaglada (Un genocidio minore / A Minor Genocide) di Natalia Koryncka-Gruz, storia di un trauma di guerra – un pogrom pressoché dimenticato al confine tra la Polonia e l’odierna Ucraina – che si tramanda di madre in figlia dal 1° giugno 1943; e Chris the Swiss, con cui Anja Kofmel cerca di far luce sul mistero che ancora oggi circonda la morte di suo cugino, nella Croazia in guerra del 1992.

Nell’anno in cui il festival celebra la caduta del Muro di Berlino, a ricordare l’Europa divisa ci pensano Distan?a dintre mine ?i mine (La distanza tra me e me / The Distance Between Me and Me) di Mona Nicoar? e Dana Bunescu, ritratto della poetessa Nina Cassian, intellettuale scomoda tanto nella Romania di Ceau?escu quanto nell’America dell’esilio; mentre a ricordare la repressione della Primavera di Praga ecco Okupacia 1968 (Occupazione 1968 / Occupation 1968), film a episodi affidato a cinque registi (E. MoskvinaL. DombrovszkyM. SzymkówM. E. ScheidtS. Komandarev) di altrettanti Paesi aderenti al Patto di Varsavia che occuparono la capitale cecoslovacca. Altre “occupazioni”: Die Bauliche Massnahme (Il confine recintato / The Border Fence) di Nikolaus Geyrhalter ci racconta cosa ne è stato della recinzione sul Brennero “minacciata” – e mai realizzata – dal governo austriaco nella primavera del 2016 in risposta ai previsti mutamenti delle rotte dei migranti; e non è un caso che Vienna sia il luogo da cui parte la nuova riflessione di uno dei massimi cineasti serbi, Å½elimir Å½ilnik, che in Das Schönste Land Der Welt (Il più bel paese del mondo / The Most Beautiful Country In The World) contrappone il disorientamento dei nuovi arrivati che, costretti a lasciare i loro Paesi, cercano di adattarsi a un mondo nuovo, e le paure dei molti abitanti che pensano di doversi difendere dall’escalation dell’immigrazione. Paure che ritroviamo nel “laboratorio” di tutti i nuovi sovranismi d’Europa, l’Ungheria di Viktor Orbán, che Eszter Hajdú racconta in Hungary 2018 – behind the scenes of democracy.

Due luoghi simbolici delle due guerre mondiali che hanno insanguinato il Novecento: Den’ Pobedy (Il giorno della vittoria / Victory Day) di Sergej Loznica elegge il Treptower Park di Berlino, dove ogni anno una piccola folla si riunisce all’ombra del Monumento ai Caduti dell’Armata Rossa per celebrare la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista, a luogo ideale per svelare vecchi e nuovi nazionalismi; mentre Christian Carmosino Mereu mette a confronto le immagini in apparenza indifferenti della Kobarid di oggi con le storie terribili e inumane della Caporetto di ieri, che rivivono nella voce di Alessio Boni.

Dalla Georgia arriva Sanam Mama Dabrundeba (Prima che papà torni / Before Father Gets Back) di Mari Gulbiani, che per la prima volta racconta non la violenza dei jihadisti ma la vita delle famiglie lasciate a casa, attraverso la storia di due ragazze che l’Islamismo radicale cerca di reprimere nel momento in cui vogliono esprimersi ed esplorare il mondo.

Quattro i documentari fuori concorso: La città che cura, in cui Erika Rossi conferma il suo interesse per i temi della salute (non solo) mentale; I leoni di Lissa di Nicolò Bongiorno, che si immerge nel cuore dell’Adriatico per esplorare i relitti della storica battaglia navale del 1866, disastrosa il neonato Regno d’Italia; Srbenka di Nebojša Slijep?evi?, il teatro come psicoterapia collettiva per i traumi nascosti di un’intera nazione; e Greetings from free forests di Ian Soroka, che nei boschi della Slovenia meridionale medita sulla permanenza della Storia. 

Sono tredici i cortometraggi in concorso per il Premio Fondazione Osiride Brovedani, con l’Italia rappresentata da Il grande freddo di Cristiano Bendinelli, e la presenza – tra gli altri – del lituano Kaukazas di Laurynas Bareiša, già in concorso a Locarno, e dell’animazione serbo-slovacca Untravel di Ana Nedeljkovi? e Nikola Majdak Jr.

Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione sul canale, Art&Sound propone quest’anno cinque titoli in anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici: King skate di Šimon Šafránek ricostruisce, con straordinari materiali d’archivio e una trascinante colonna sonora punk, la nascita dello skateboarding nella Cecoslovacchia degli anni ’70, e la sua carica eversiva in una società soffocata dal regime comunista; LP Film Laibach di Igor Zupe, terzo capitolo del progetto “Music is the Art of Time”, rievoca le origini di un gruppo mitico della scena musicale jugoslava; Poslednja Avantura Kaktus Bate (L’ultima avventura di Kaktus Kid / The Final Adventure of Kaktus Kid) di ?or?e Markovi? è un’autentica “spy-story” nel mondo del fumetto jugoslavo, con un investigatore d’eccezione (il disegnatore Aleksandar Zograf) impegnato a far luce sulla tragica fine, nel dopoguerra, di un giovane e geniale collega; diretto da Milorad Krsti? – anche pittore e artista multimediale – il cartoon Ruben Brandt, a Gy?jt? (Ruben Brandt, il collezionista / Ruben Brandt, Collector) unisce psicanalisi e storia dell’arte immaginando un luminare costretto a svaligiare i più importanti musei del mondo per mettere a tacere i propri incubi.

Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani 2019 supported by Parovel, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2018 e ancora in attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore. Immutato il profilo della selezione: opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Salani.
I titoli: Gli indocili di Ana Shametaj, My home, in Libya di Martina MelilliLikemeback di Leonardo Guerra SeràgnoliL’ora d'acqua di Claudia Cipriani e La regina di Casetta di Francesco Fei.

Più volte evocato, il crollo del Muro di Berlino è protagonista di questa edizione sin dal manifesto che, come detto, è una foto scattata dalla grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione di Possession di Andrzej ?u?awski. Uno scatto che ritrae la protagonista Isabelle Adjani – che un anno più tardi avrebbe vinto la Palma per la migliore attrice a Cannes – mentre salta la corda, proprio accanto al Muro. 
Accanto al manifesto ufficiale, il Muro sarà al centro di una breve e per molti versi eccentrica rassegna, Tales from the Berlin Wall, che – spiegano i direttori artistici del festival – "porta con sé un pizzico di quell'umorismo, quello jüdischer Witz, che contraddistingue la cultura mitteleuropea, che mescola l’alto e il basso, il dramma e la commedia, e che offre uno sguardo sbilenco e anti-celebrativo di un momento storico da cui è nata anche la nostra manifestazione. 4 i titoli in programma:  Uno, Due, Tre! di Billy Wilder (1961), realizzato a Berlino proprio nell'estate in cui il Muro fu eretto; Totò e Peppino divisi a Berlino di Giorgio Bianchi (1962), "instant comedy" scritta da Age e Scarpelli con le scene del muro ricostruite all'ippodromo di Tor di Valle di Roma; il documentario candidato all'Oscar Rabbit à la Berlin di Bartosz Konopka (2009), che racconta la vita quotidiana della Berlino del muro attraverso gli occhi della colonia di leprotti che per decenni abitò la striscia della ‘no zone’; naturalmente Possession di Andrzej ?u?awski (1981), potente e orrorifica metafora del male nell'uomo e nella società contemporanea. E per finire La scelta di Barbara (2012), il film di Christian Petzold premiato con l’Orso d’argento a Berlino".

L’altra “retrospettiva” del 30. Trieste Film Festival vuole omaggiare… il Trieste Film Festival. La sezione Wind of Change riproporrà infatti alcuni titoli e autori che hanno segnato la storia del TsFF. Undici titoli – ma sarebbero potuti essere molti di più, e solo la felicità dei festeggiamenti compensa il dispiacere per le esclusioni – provenienti dai Paesi “d’elezione” su cui il festival puntò lo sguardo sin dalle sue origini.

I film in programma: Sono seduto sul ramo e mi sento bene di Juraj Jakubisko (1989), Krhotine – Kronika Jednog Nestajanja (Frammenti – Cronaca di una scomparsa / Fragments – Chronicle of a Vanishing) di Zrinko Ogresta (1991), Prima della pioggia di Milcho Manchevski (1993), Knoflíká?i (Maniaci di bottoni / Buttoners) di Petr Zelenka (1997), La polveriera di Goran Paskaljevi? (1998), Nordrand di Barbara Albert (1999), Simon Mágus (Simon il mago / Simon the Magician) di Ildikó Enyedi(1999), No man's land di Danis Tanovi? (2001) in collaborazione con Fabrica, Rezervni Deli (Pezzi di ricambio / Spare Parts) di Damjan Kozole (2003), Moartea Domnului L?z?rescu (La morte del signor Lazarescu / The Death of Mr. Lazarescu) di Cristi Puiu (2005), Solidarno??, Solidarno??… di F. Bajon, J. Bromski, R. BugajskiJ. Domaradzki, F. Falk, R. Gli?skiA. Jakimowski, J. J. Kolski, J. Machulski, M. Szumowska, P. Trzaskalski, A. Wajda, K. Zanussi (2005)

Tra gli Eventi Collaterali, oltre ai talk e gli incontri di Varcare la Frontiera #6 Nemo propheta in patria, un progetto di Associazione Cizerouno, verranno presentati Alla ricerca di Europa (2019, Looking for Europe) di Alessandro Scillitani con la partecipazione di Paolo Rumiz, scrittore e viaggiatore e Piero Tassinari, storico e skipper, evento in collaborazione con Società Triestina della Vela e Yacht Club Adriaco; Città visibile (2019), progetto di video partecipativo all’interno di tre aree periferiche della città di Trieste, ideato dall’associazione Maremetraggio e finanziato da Siae Sillumina con la direzione artistica di Erika Rossi e il tutoraggio di Filippo GobbatoMargherita Panizon e Laura Samani

Giunto alla 9. edizione, When East Meets West è un evento organizzato dal Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia assieme al Trieste Film Festival, in collaborazione con EAVE,Maia workshops, Creative Europe Desk Italia, Eurimages, e con il supporto di Creative Europe - MEDIA Programme, MiBAC - Direzione Generale per il Cinema, CEI (Central European Initiative) e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il focus 2019 è in collaborazione e con il supporto di tutti i fondi dell’Europa Centro-orientale e del Benelux. 
L’edizione 2019 avrà un nuovo doppio focus East & West, riunendo a Trieste più di 450 professionisti dell’audiovisivo provenienti da oltre 35 Paesi e, nello specifico, dai territori scelti per il focus 2019: Europa centro-orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina) e Benelux (Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi).
L’idea, anche quest’anno, è quella di dare vita a un appuntamento capace di creare un forte legame tra le regioni e i paesi coinvolti. Attraverso tavole rotonde, masterclass e case-study, si riuniscono a Trieste professionisti di diversi paesi, rendendo così il Friuli Venezia Giulia un punto di riferimento per i produttori dell’Est Europa che vogliono avviare collaborazioni con imprese occidentali, e viceversa. Insieme a produttori di film e documentari saranno presenti broadcaster, distributori e rappresentanti di fondi e mercati, così da presentare l’intero panorama di possibilità produttive e distributive, nonché le risorse finanziarie disponibili. 

Trieste Film Festival e When East Meets West presentano la quinta edizione di Last Stop Trieste, una sezione work in progress dedicata ai documentari che seleziona progetti rough cutprecedentemente sviluppati o presentati in una delle piattaforme partner del progetto: Ex-Oriente Film Workshop, BDC Discoveries del Balkan Documentary Center, Docu Rough Cut Boutique di Sarajevo, Baltic Sea Docs, ZagrebDox PRO e When East Meets West. 

I documentari scelti verranno visionati da un esclusivo e ristretto pubblico di circa 40 sales agent, programmatori di festival e commissioning editors televisivi con l’obiettivo di essere selezionati daifestival internazionali più importanti ed aumentare le loro probabilità di venire distribuiti. Una giuria internazionale assegnerà ai migliori progetti, il Premio Film Center Serbia, il Premio HBOEurope e il FLOW Digital Cinema Award. Last Stop Trieste è organizzato dal Trieste Film Festival e dal Fondo Regionale per l’Audiovisivo del Friuli-Venezia Giulia, col supporto di Europa Creativa – MEDIA Programme, CEI – Central European Initiative, MiBAC – Direzione Cinema e la Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia. L’iniziativa è coordinata da Rada Šeši?, programmatrice del Sarajevo Film Festival.

When East Meets West e Trieste Film Festival presentano anche la seconda edizione di This is IT, sezione dedicata esclusivamente a lungometraggi di finzione e opere ibride con un forte approccio visivo e creativo prodotti o co-prodotti sia in quota maggioritaria che minoritaria da società di produzione italiane. L’idea è quella di creare una vetrina unica dedicata al cinema indipendente di qualità dove i team selezionati hanno la possibilità di presentare il proprio progetto e mostrare dieci minuti del loro film ad un esclusivo panel di più di 30 sales agent, programmatori di festival e buyer internazionali. Una giuria internazionale assegnerà il Laser Film Award, premio speciale di post-produzione video consistente nella realizzazione della color correction di un film (40 ore di lavoro, tecnico compreso) come sponsorship in kind del valore commerciale di circa 10.000 euro. Grazie alla partnership con Milano Film Network (MFN), tutti i progetti che hanno fatto domanda a L’Atelier MFN 2018 e a This is IT sono stati condivisi da entrambi i comitati di selezione. L’obiettivo è quello di offrire una duplice opportunità ai produttori italiani, aumentando le possibilità di individuare partner distributivi sia a livello nazionale che internazionale.

Da segnalare inoltre Born in Trieste, sezione del festival – aperta quindi al pubblico – dedicata ai film che proprio al When East Meets West hanno iniziato il loro (fortunato) percorso produttivo: in programma quest’anno, oltre al cross-over con il concorso documentari Sanam Mama Dabrundeba di Mari Gulbiani, i documentari Laika Tilti (I Ponti del Tempo / Bridges Of Time) di Audrius Stonys e Krist?ne Briede, indagine su una pagina poco conosciuta della storia del cinema, quella dei registi-poeti della nouvelle vague del Baltico, e M?j Neznámý Vojín (Il mio soldato sconosciuto / My Unknown Soldier) di Anna Kryvenko, che attinge ai materiali d’archivio della propria famiglia per raccontare – attraverso la vicenda di un prozio militare sovietico – di come la Storia possa distruggere la vita delle persone. 

Il Trieste Film Festival in partnership con Midpoint – il programma per lo sviluppo e la scrittura di progetti cinematografici dedicato ai professionisti emergenti con sede presso la Famu di Praga – presenta anche quest’anno Feature Launch Workshop, il principale progetto annuale dedicato ai nuovi talenti nel campo cinematografico dell’Europa centro orientale, in collaborazione con il festival internazionale di Karlovy Vary, Connecting Cottbus, CineMart e il programma di formazione Art Department Masterclass. Il progetto annuale prevede due workshop incentrati sullo sviluppo di un progetto, la ricerca di finanziamenti e le opportunità di co-produzione; e ancora, una nuova piattaforma di presentazione e una sessione di follow-up. Il progetto si rivolge a gruppi creativi composti da sceneggiatori, registi e produttori nella fase di sviluppo del loro primo o secondo lungometraggio. I gruppi potranno far parte di un workshop annuale che avrà inizio proprio a Trieste e si concluderà nel 2020 durante il mercato di co-produzione When East Meets West, durante il quale potranno confrontarsi e presentare i loro progetti ad una platea di potenziali produttori e partner artistici.

Per la seconda edizione di Midpoint Feature Launch @ Eastweek, il comitato di selezione composto da rappresentanti di Midpoint, TsFF e WEMW, ha selezionato 9 progetti provenienti da Croazia, Georgia, Grecia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Ucraina e Ungheria.

Tra le iniziative del Festival c’è la seconda edizione di TsFF goes Virtual – VR DAY 2019, una giornata di lavoro per affrontare il rapporto tra cinema e realtà virtuale, suddivisa in due momenti:l’analisi di due case study di cortometraggi VR e un panel dedicato al futuro della realtà virtuale.

I Paesi della 30. edizione:
Albania – Austria – Belgio – Bulgaria – Canada – Croazia – Estonia – Francia – Germania - Grecia -  Italia – Lettonia – Lituania – Macedonia – Mexico – Montenegro - Paesi Bassi -  Polonia – Portogallo - Regno Unito - Repubblica Ceca – Romania – Russia – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Svezia – Svizzera – Ucraina - Ungheria 

I luoghi del Festival:
Politeama Rossetti (largo Giorgio Gaber, 1)
Cinema Ambasciatori (viale XX settembre, 35)
Teatro Miela (piazza Duca degli Abruzzi, 3)

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