Conosciamo la redazione. 2010-2019, un decennio di Cinema: i migliori film secondo Mauro Corso

I film della decade 2010-2019
Lo so, prima di iniziare dovrei fare un preambolo in cui illustro come questo elenco sia frutto di scelte personali e rifletta solo le opinioni di chi scrive, ma facciamo finta che cliccando su questo link abbiate già accettato i termini e le condizioni d'uso di questo elenco. Facciamo finta, perché in realtà non avete accettato un bel niente, tranquilli. In realtà ogni elenco di questo tipo non dice molto sulla situazione del cinema, ma la dice lunga su chi l'ha stilato. Veniamo subito all'elenco con le doverose motivazioni. Vorrei mettere C'era una volta a... Hollywood sulla fiducia... ma  non l'ho visto e non si fa.

Quasi amici (2011)
Il cinema francese ha una straordinaria capacità di far incontrare e scontrare mondi diversi, come nel caso di Quasi amici, in cui le differenze tra un ricco signore anziano, bianco e tetraplegico e un giovane di colore delle banlieu non potrebbero essere maggiori. Contraddizioni e scontri rendono questa pellicola esilarante e commovente. La bravura degli interpreti è una premessa fondamentale e qui è ben presente.

Anna Karenina (2012)
Se c'è una cosa che non sopporto è la trasposizione di opere letterarie sul grande schermo. Se condividete questa frase, Anna Karenina vi farà ricredere. Il lavoro di Joe Wright è così sontuoso, barocco e visionario da rendere l'origine letteraria quasi irrilevante. Quasi, perché Tolstoj è ben presente e ben vivo ancora oggi nell'incipit indimenticabile: “Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a modo suo”.

Pietà (2012)
Kim Ki Duk non è un regista che usa molti giri di parole nel raccontare le sue storie, lascia quasi tutto alla potenza dell'immagine. In Pietà, con questa storia di uno strozzino che costringe i debitori a coinvolgersi in gravi incidenti per pagare il dovuto, arriva a livelli di violenza fisica e psicologica inediti. Il finale è uno dei più sconvolgenti della sua filmografia.

Quella casa nel bosco (2012)
Cosa succede quando Drew Goddard e Josh Whedon provano a scrivere una “teoria unificata del film horror”? (Sì, avete letto bene). Nasce quella casa nel bosco, che all'inizio sembra un horror non solo normale, ma anche piuttosto convenzionale, se non fosse che tutto quello che accade nella classica “casa” viene monitorato continuamente da misteriosi agenti governativi. Nella seconda parte si comprende che c'è un qualcosa che unisce tutti i film horror, e il significato più profondo viene subito percepito come qualcosa di reale, come una sorta di ideologia dell'horror. Da recuperare se siete amanti del genere. 

L'evocazione - The conjuring (2013)
L'evocazione inizia un filone che non si era mai visto nell'horror. Certo, molti horror hanno avuto sequel e remake (o secondo il termine più elegante, reboot), ma hanno sempre avuto un unico protagonista, se non altro nella figura del “cattivo di turno” (Freddy Kruger, Jason Voorhees, Chucky... e via spaventando). Con L'evocazione, inizia una saga all'inizio totalmente incentrata sulle ricerche paranormali della famiglia Warren, ma a un certo punto il filone si discosta e vediamo altri interpreti, altri luoghi e altre epoche, come in The nun (2018). Certi film possono essere più riusciti di altri? Senza dubbio, ma l'esperimento è comunque inedito e interessante.

12 anni schiavo (2013)
Volete sapere in maniera “realistica” cosa sia stata la schiavitù in America? Non andate oltre, questo è il film che state cercando. Tratto da un racconto autobiografico di un ex schiavo, questo lavoro non vi farà dormire la notte per il modo realistico in cui presenta la violenza, la sopraffazione e l'impunità di un sistema ingiusto che, in realtà, prepara la strada a un'ingiustizia nei confronti degli afroamericani che persiste in modo sistematico anche ai giorni nostri. Regia, ritmo e interpretazione non lasciano tregua in una pellicola a tratti insopportabile da vedere (ma obbligatoria).

La grande bellezza (2013)
Amato, odiato, chiacchierato, superato anche dalla realtà, con un Servillo che fa sempre, inesorabilmente Servillo. Eppure nonostante tutto La grande bellezza è una sorta di manifesto decadente di un mondo che sta scomparendo. Purtroppo o per sfortuna, dipende dalle inclinazioni individuali. Quello che è evidente è che Sorrentino ha voluto portare tutti i noi in un viaggio che, attraverso ossessioni, manie e fobie arriva alle radici della nostra personalità: quel momento nella memoria che definisce chi siamo e cosa diventeremo. Visione del regista con cui si può essere in disaccordo.

John Wick (2014)
Un film dal budget modesto (appena 20 milioni di dollari) diventa prima un film leggendario e poi un marchio molto fortunato (l'anno prossimo siamo in trepidante attesa del 4). Keanu Reeves è più ruvido e disincantato che mai, New York è un sottobosco criminale invisibile ai più ma evidente a chi sa guardare con attenzione e l'hotel Continental diviene un caposaldo dell'immaginario collettivo, con le sue ferree regole e le usanze dal sapore rituale. Possiamo vedere alcune delle scene d'azione più potenti del decennio.

Gone Girl - L'amore bugiardo (2014)
Ci sono film che non mi stanco mai di vedere, anche se mi ricordo scena per scena quello che accade. Uno di questi è Gone Girl di David Fincher, che mette una lente di ingrandimento estrema sulle distorsioni dei rapporti di coppia, in chiave di rapporti di potere. Non prendete la mia parola per oro colato, i livelli di lettura sono molti e coinvolgono: la lettura morbosa dei fatti di cronaca nera, la necessità di prendere una posizione rispetto alla presentazione tagliente degli organi di stampa e l'estrema solitudine degli esseri umani. Il personaggio intepretato da Ben Affleck è più solo di Batman.

Whiplash (2014)
Qualunque musicista serio vi dirà che quello che accade in Whiplash non è assolutamente normale. Diciamolo chiaramente: se dovessimo andare al cinema a vedere cose “normali”, probabilmente ce ne staremmo a casa. Whiplash è sicuramente una pellicola malsana, che vede l'espressione artistica come sofferenza estrema e il rapporto tra maestro e allievo come una serie infinita di abusi e di tormenti. L'idea è quella della pressione estrema che tira fuori il diamante da una materia infima. E dire che la musica dovrebbe essere gioia. Il fatto che ci sia una delle colonne sonore peggiori in un film che parla di musica, rende Whiplash ancora più straniante (suvvia, chi pagherebbe un biglietto o ascolterebbe un pezzo come “Caravan” in macchina?).

Inside Out (2015)
Questo piccolo capolavoro della Pixar è di fatto un'educazione alle emozioni per grandi e piccini. Rendere reale e tangibile qualcosa di così intimo da essere astratto è un impresa titanica, ma la Pixar ci riesce in modo efficace e senza tanti irritanti “spiegoni”. Di fatto mostra cosa siano i ricordi di base e quelli più fuggevoli, come formino le nostre personalità e il gioco emozionale legato al nostro passato. Siamo dominati dalle emozioni, siamo noi a dominarle o siamo noi stessi le nostre emozioni? Inside Out non risponde a questa domanda e lascia libertà a ciascuno di trovare da sé la propria interpretazione.

Birdman (2015)
Lo so, ci sono due film di Inarritu in questo elenco, ma cerchiamo tutti di farcela andare bene. Anche perché Inarritu ama gli attori che vogliono mettersi in gioco in maniera anche “spietata”, come Michael Keaton. Non è un segreto l'assonanza tra “Batman” e “Birdman” e non è piccola la schiera di attori cinematografici “decotti” che cercano di trovare una nuova credibilità a teatro. Mostrare le sottigliezze di una produzione teatrale in un sottobosco di personaggi strampalati e persi nelle loro piccole follie è davvero una meraviglia per gli occhi. Se poi aggiungiamo piani sequenza indimenticabili e un approccio poetico e visionario abbiamo un vero e proprio capolavoro.

Mad Max - Fury Road (2015)
Prendiamo un vecchio franchise, come Interceptor, poi diventato Mad Max, rinnoviamolo nei contenuti ma non nella visione e facciamone un film d'azione. Il risultato è molto più grande delle premesse, perché nella potenza delle sue immagini Mad Max fa molto di più di dare intrattenimento, crea un'epica di vendetta, redenzione e riscatto, in un panorama che diventa claustrofobico negli spazi desertici più aperti (che ironia!). Fury Road è così sontuoso che, inevitabilmente, perde un po' su schermi più piccoli di quelli di un cinema.

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015)
Questa opera prima di Gabriele Mainetti, oltre a imporre la bravura di Luca Marinelli, offre una nuova possibilità al cinema italiano: l'idea che sia praticabile la ricerca in generi diversi, facilmente fruibili da una larga fetta del pubblico. Un supereroe meno epico e più quotidiano è meno frequente di quanto si pensi nel cinema. 

Rogue One (2016)
Forse salterete sulla sedia, ma secondo me Rogue One è il film di Guerre Stellari più riuscito degli ultimi venti anni, anche senza spade laser. Prende spunto da una sola frase di Una nuova speranza: “molti uomini coraggiosi sono morti per fare avere a noi questi piani”, e già questo richiede uno sforzo immaginativo senza precedenti. Rogue One è molto più di un film di Guerre Stellari: è una pellicola che mette “Guerre” in Guerre Stellari. Vediamo per la prima volta cosa sia lo sforzo bellico contro l'Impero, a livello di preparazione, spionaggio e controspionaggio e nella parte più sporca della battaglia, fatta dai soldati e senza Jedi pronti a risolvere la situazione. Il regista Gareth Edwards fa un lavoro eccellente nel rendere i punti di vista di personaggi di grande profondità.

10 Cloverfield Lane (2016)
C'è l'apocalisse o non c'è l'apocalisse? In questo thriller claustrofobico non riusciamo a farci un'idea di quello che sta accadendo fino alla fine, grazie a una gigantesca prova di attore di John Goodman. La scrittura è raffinata, complessa, e si presta a più livelli di lettura, e mantiene la tensione alta fino a un epilogo che farà saltare i nervi ai più robusti. Non dico di più, perché per film come questi, meno si dice, meglio è.

Revenant - Redivivo (2016)
Il decennio 2010-2019 ha senza dubbio consacrato definitivamente Leonardo Di Caprio come attore leggendario. Basti pensare a The wolf of Wall Street o alla sua memorabile partecipazione in Django. Leo è un attore di straordinaria generosità sullo schermo, in grado di mettere in campo un'enorme disciplina (basti pensare alla scena di Django in cui si ferisce con un bicchiere, dettaglio non previsto, e resta magnificamente nel personaggio arricchendo la sua interpretazione). In Revenant di Inarritu va letteralmente oltre ogni limite, attoriale e fisico per raccontare una storia di proporzioni epiche. E guarda un po', finalmente anche l'Academy Awards si è accorto di lui (non che la cosa sia fondamentale, beninteso!).

Avengers - Infinity War (2018)
Non sempre l'universo Marvel ha presentato prodotti all'altezza della situazione (basti pensare a Ultron, o al modo ridicolo in cui è stata trattata la caduta degli dei in Ragnarok), ma Infinity War riesce a dare una funzione e uno scopo anche al prodotto meno riuscito. Perché Infinity War dà consistenza a un fattore non sempre presente nei prodotto di massa: una visione di insieme. Il fatto che Infinity War sia un film “sospeso” (la conclusione è Endgame) dà anche un valore ulteriore: lo spettatore deve affrontare il senso di frustrazione e un senso di grande tristezza (se non proprio di lutto), che è inedito in un film di supereroi, ed è anche molto terapeutico.

Spider Man - Un nuovo universo (2018)
Tutti i marchi di fumetti rispettabili hanno avuto a che fare con la possibilità di universi multipli (e anche Star Trek, con gli indimenticabili spin off  “In a mirror darkly”). L'idea è che ogni nostra scelta definisce il nostro universo rispetto a infiniti universi in cui abbiamo fatto scelte diverse. Lo abbiamo visto in Sliding Doors, ad esempio, e per i più cinefili nella Doppia vita di Veronica (anche se lì la questione è un filino più complessa). Cosa accade se gli spider man di molti universi convergono in una sola realtà per combattere una minaccia multidimensionale? Spider Man - un nuovo universo è una pellicola di animazione di grande inventiva, visionaria e che ha il merito di rendere concetti molto complessi come gli universi multipli in maniera molto masticabile. Menzione speciale per Peter Porker... un uomo ragno maiale non si era mai visto.

Joker (2019)
Paradossalmente è più difficile parlare di film recenti, che di opere del passato. Joker è un lavoro tagliente (nel senso più letterale del termine), perché entra in una serie di discorsi complicati, come il disagio delle città, la violenza, il bullismo, la malattia mentale, l'idea di un riscatto che non è sempre redenzione... i livelli sono così tanti da permettere un'analisi in poche righe. Resta l'interpretazione memorabile di Joaquin Phoenix. Avrà o non avrà l'Oscar? Onestamente, chi se ne importa

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