Il doppiaggio Parte II: Il volto nascosto del Cinema, nomi e curiosità

Il doppiaggio, come già detto nella Parte I, è fatto di tecnica e passione: regole da seguire e fare proprie, una gerarchia ben collaudata, un mestiere nell'ombra che parte da un arduo lavoro di adattamento e dalla collaborazione tra direttore e assistente al doppiaggio, per approdare all'impegno fisico del doppiatore in prima persona e ai miracoli tecnici del fonico.

Si dice che un bravo doppiatore non deve farsi riconoscere ma è pur vero che parte del divertimento degli spettatori è anche chiudere gli occhi, concentrarsi ed esclamare: “Quella è la voce di George Clooney e di Denzel Washington!”, oppure: “la voce di Judy di Zootropolis è la stessa di Jo di Grey's Anatomy!”. Piccole grandi conquiste per quanti prestano attenzione alle voci, per quanti apprezzano tutto ciò che c'è dietro a film e serie che approdano ogni giorno nei nostri cinema e sulle nostre tv satellitari.

Max Giusti, ad esempio, che abbiamo incontrato di recente alla presentazione di Cattivissimo Me 3, è stato davvero spassoso quando, nel bel mezzo del discorso sul suo personaggio, ha iniziato a parlare come Gru, con il suo vocione così buffo e riconoscibile, ma ha anche raccontato di quanto sia stato faticoso doppiare il suo simpatico alter ego e il suo gemello Dru poiché dovevano avere la stessa voce ma con inflessioni diverse: “Una fatica assurda, alcune mattine non ci volevo andare”.

Come Max Giusti, molti sono i talent scelti per doppiare i film di animazione: possono essere attori, cantanti o personaggi dello spettacolo in genere, di solito scelti perché rispecchiano il ruolo cui prestano la voce. La ballerina Eleonora Abbagnato, è stata infatti scelta per dare la voce proprio ad un personaggio del film Ballerina...tutto sommato, chi più adeguata di lei? Claudio Santamaria invece, reduce del successo di Lo chiamavano Jeeg Robot, si è lanciato nel doppiaggio di Lego Batman, regalando una prova superba e tante risate ma soprattutto dando un valore aggiunto al piccolo supereroe sbruffone. Anastasia, va detto, fu uno dei primi film di animazione - uscito in Italia nel 1998 - ad annoverare personaggio televisivo e cantante in una botta sola: Fiorello e Tosca. Un buon risultato, utile soprattutto per le parti cantate. A questo proposito, due fiori all'occhiello del nostro doppiaggio canoro, chiamiamolo così, sono senz'altro Noemi, che in Ribelle – The Brave ha cantato due brani, Il cielo toccherò e Tra vento e aria, dai tipici suoni scozzesi fatti di tamburi e cornamuse, ed Elisa, voce della protagonista femminile di Trolls, che per l'occasione ha cantato una versione di The sound of silence e l'adattamento italiano di True Colors.

E quanto si sono divertiti Enrico Brignano, Serena Autieri e Serena Rossi a prestare le loro voci ad Olaf, Elsa e Anna del celebre Frozen – Il regno di ghiaccio? Arrivarono in conferenza stampa abbracciando ognuno il pupazzo del proprio personaggio, consci di far parte di quello che sarebbe diventato uno dei più grandi successi Disney di tutti i tempi.

Non mancano certo i doppiaggi venuti male o non proprio calzanti con i personaggi, vedi Jerry Scotti che ha dato la sua voce, troppo milanese, ai vari quadrupedi che si reincarnano in Qua la zampa, o Geppi Cucciari, troppo impostata al fianco di Batman, nel già citato Lego Batman. D'altro canto, vedere Shaolin Soccer e riconoscere le voci dei calciatori Tommasi, Del Vecchio, Candela, Mihailovic, Pancaro e Peruzzi, era stato davvero esilarante pur mancando qualsiasi traccia di talento. Quello del resto lo avevano negli arti inferiori!

Ma tutti loro sono solo talent scelti per prestare la voce a film di animazione o in live action. C'è chi questo lavoro lo fa ogni giorno, chiudendosi per diversi turni in sala di doppiaggio, armandosi di passione e “stringendo le chiappe”, un suggerimento chiave che i direttori del doppiaggio lanciano al loro team quando gli sembra di cogliere una certa debolezza nella voce.

Recentemente Angelo Maggi, noto doppiatore (tra gli altri del mitico capitano Winchester dei Simpson, di Hugh Grant, Bruce Willis e, udite udite, Iron Man, ovvero Robert Downey Jr,) nonché attore egli stesso e socio fondatore della Nazionale Doppiatori, ha portato in scena in un teatro romano uno spettacolo davvero interessante ed esplicativo intitolato il DoppiAttore.

No, non è un errore, è un titolo voluto perché a ben pensarci, quando i doppiatori si chiudono in sala di doppiaggio, con le immagini che scorrono sullo schermo di fronte a loro, si calano talmente tanto nei ruoli che devono “interpretare” da diventare attori essi stessi. Durante lo spettacolo infatti, Maggi ha doppiato in diretta una scena di Cast Away – ebbene sì, è anche la voce dell'amatissimo Tom Hanks - e nel mentre non stava certo impalato di fronte allo schermo ma si immedesimava con il suo alter ego, dando vita ad una vera e propria prova attoriale, non a un mero blaterare senz'anima. Formatosi a teatro con Vittorio Gassman come maestro, Angelo Maggi ha anche recitato in Sapore di Mare dove aveva doppiato se stesso.

A questo proposito va detto che la tecnica nel corso dei decenni è molto cambiata; basti pensare che all'inizio il doppiaggio si utilizzava per “reinterpretare” attori belli ma poco capaci o con voci non particolarmente incisive: è il caso – più recente naturalmente - del bellissimo Kevin Costner, regista premio Oscar ma al contempo vincitore di numerosi Razzie Awards come peggiore attore. Con lui Michele Gammino ha fatto davvero miracoli.

Intorno agli anni '40 sono arrivati i primi grandi doppiatori italiani che hanno prestato la loro voce ai film della Hollywood d'oro. Emilio Cigoli, ad esempio, doppiò per anni John Wayne, Gary Cooper, Clark Gable e Humprey Bogart; Giulio Panicali, fondatore della prestigiosa CDC, Cooperativa Doppiatori Cinematografici, diede voce invece a Kirk Douglas e Henry Fonda e ancora Giuseppe Rinaldi fu il doppiatore di stelle come Marlon Brando e Paul Newman.

Dopo di loro, i nomi che più spiccano e che tutti noi abbiamo sentito in svariati film sono quelli di Ferruccio Amendola e Giancarlo Giannini, due mostri sacri del doppiaggio, due professionisti con cui il mestiere ha raggiunto livelli altissimi. Il primo è stato la voce di Robert De Niro, Al Pacino, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone, solo per citare i principali; il secondo gli è subentrato per doppiare Al Pacino ed è stato la voce di Michael Douglas, Gerard Depardieu e soprattutto di Jack Nicholson in Shining, lavoro per cui ottenne le lodi dello stesso Kubrick che mandò addirittura una lettera per complimentarsi per il lavoro svolto.

Sì, perché per i film più importanti, spesso capita che intere parti doppiate vengano inviate a Hollywood per essere approvate quando, come nel caso di Kubrick appunto, il regista non venga di persona a controllare il lavoro sulla sua pellicola.

E se spesso si cerca di avvicinarsi il più possibile alle voci originali dei protagonisti, come ha fatto ad esempio Arisa, voce di Lucy, la compagna di Gru nella saga di Cattivissimo Me, altre volte ricreare lo stesso accento o la stessa cadenza risulta impossibile se non ridicolo e allora ecco che, prima di approdare al doppiaggio definitivo, si prova e riprova fino a trovare la voce giusta, quella che calza maggiormente sul rispettivo personaggio.

Un lavoro non da poco, come sarà ormai chiaro. Un lavoro che di solito inizia fin da bambini, come nel caso di Fabrizio Vidale, voce di Jack Black, Martin Freeman, Jake Gylenhaal, il simpaticissimo Maui del recente Oceania e tanti altri, che abbiamo incontrato e che ci ha parlato del suo lavoro, dell'impegno costante che esso necessita, delle nuove frontiere dell'intrattenimento, di come sono cambiate le cose nel corso dei suoi svariati anni di carriera. Ci ha raccontato buffi aneddoti come quando, nel 2003, chiamato a doppiare una nuova serie di Holly e Benji – ebbene sì, era la voce del mitico Holly – ha dovuto recitare in falsetto perché le prime puntate vedevano un Holly ancora più piccolo di quello che abbiamo conosciuto negli anni '80.

E ci ha fatto scoprire che in questo momento colossi come Netflix, Google e Amazon stanno portando alla ribalta film e serie che ancora non avevano visto la luce in Italia e che lui e tanti colleghi si ritrovano a doppiare, arrivando a lavorare fino a dieci ore al giorno. E non solo: vecchie pellicole che non erano ancora uscite in home video, stanno pian piano approdando nel nostro paese e, costando meno ridoppiarle anziché pagare i diritti del doppiaggio originale, ecco che spunta una nuova mole di lavoro.

Fortunatamente per lui e per i grandi nomi del settore che hanno iniziato a lavorare nel campo del doppiaggio fin dalla tenera età, la tecnica non è più un problema. Una volta apprese le regole del sincronismo, va da sé che il compito è più semplice seppure impegnativo.

Pensate infatti che Oreste Lionello, per doppiare Woody Allen, non aveva più bisogno del triplo passaggio prova sonora, ovvero guardare le immagini con l'originale in cuffia, prova muta ovvero doppiare senza la voce in cuffia e doppiaggio definitivo. Lui conosceva talmente bene il suo alter ego da sapere quando avrebbe fatto una pausa, quando avrebbe balbettato e così via e realizzare il doppiaggio di un suo film non richiedeva tempistiche eccessive. A questa semplificazione del lavoro ha contribuito anche il passaggio ad un diverso tipo di doppiaggio, in cui, singolarmente, i doppiatori si concentrano sulle scene di cui sono protagonisti gli attori cui danno la voce. Come ha raccontato infatti Pino Insegno, che tra le prime esperienze come doppiatore annovera un film pornografico, "stare in tanti intorno a un microfono, per di più ansimando a vuoto e rischiando l'iperventilazione", non era stato certo il massimo della gratificazione!

Molti ritengono che quella dei doppiatori sia una lobby e che quella del doppiaggio sia una brutta abitudine degli italiani, pigri e poco preparati in inglese. Secondo Massimo Lopez "il doppiaggio è un vanto del nostro paese" e non è certo un mestiere di poco conto: lo stesso Luca Ward infatti, comparso in video durante lo spettacolo di Maggi, ha suggerito enfaticamente di "studiare, studiare tanto, seguire le indicazioni del regista e fare propri i personaggi". A questo proposito, Ward ha infatti raccontato che quando giunse il momento di doppiare Russell Crowe nel Gladiatore, una delle frasi cult del film in originale era “al mio segnale scatenate i cani” ma lui, d'accordo con il direttore, decise di darle più enfasi e divenne la celeberrima “al mio segnale scatenate l'inferno”.

Una lobby, dunque, una cattiva abitudine. Ma davvero ve la sentireste di guardare un meraviglioso film russo come Leviathan, in lingua originale con sottotitoli? Un film in cui le immagini e la fotografia sono tutto e sarebbe un vero peccato perderle per leggere le frasi sottostanti. Del resto, è anche vero che le sale che proiettano i film in versione originale non sono certo numerose e che una volta approdati in dvd o su Sky, possiamo guardare la versione originale di un film o una serie tv comodamente seduti sui nostri divani.

Scelta di comodo o no, considerata l'elevata qualità del lavoro del nostro squadrone di doppiatori, noti e apprezzati anche oltreoceano, il compromesso è buono. Con grande professionalità e preparazione, queste voci nell'ombra lavorano per noi, rendono grandi attori e film di tutte le nazionalità, ci fanno ridere e piangere. Sono il volto nascosto del grande cinema e dell'intrattenimento in genere.

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