Karlovy Vary International Film Festival, 56ª edizione - Giorno 4

Quarta giornata di concorso al 56° Karlovy Vary International Film Festival con due film provenienti da Grecia e Israele. Del primo, Ischya 6-9 (Silenzio dalle 6 alle 9), scritto, diretto e interpretato da Christos Passalis (Salonicco 1978), un collega maligno andava mormorando che la legge Basaglia deve essere sbarcata anche in Grecia. Invece io penso che il regista, al suo primo film dopo una co-direzione, abbia voluto dar vita a un mondo parallelo, tra sogno e fantascienza, introducendo lo spettatore in una rappresentazione surreale dove molte persone sono scomparse e di loro restano soltanto le registrazioni delle voci. Purtroppo l’idea non si sviluppa attraverso una sceneggiatura adeguata. Resta ancorata al progetto e si limita a mostrare un uomo che recandosi di notte in un’altra città per prendere servizio presso un’emittente locale, incontra una donna alla ricerca di una persona amata, e con lei divide il cammino. Giunto a destinazione non riesce a entrare in contatto col manager che lo ha assunto e incontra persone occupate a far rispettare il silenzio e molte altre dilaniate dalla scomparsa dei loro cari. Certo, il tecnico e la sconosciuta, chiamiamoli così, sono due anime solitarie che nel marasma generale provano attrazione, ma la storia finisce qui. Lei è Angeliki Papoulia, il film è girato in bianco e nero, e dura 81 minuti.

D’amicizia, d’amore e di solidarietà parla invece America, secondo film del quarantenne israeliano Ofir Raul Grazier, dopo l’applaudito e premiato The Cakemaker del 2017. Con un’immensa calma e durante 127 minuti, Ofir narra di Eli, 32enne israeliano residente a Chicago dove insegna nuoto in una grande piscina. Richiamato in patria dove ha ereditato la casa di famiglia, ritrova Yotam, l’amico d’infanzia che sta per sposarsi con Iris e con la quale gestisce un negozio di fiori. Un incidente, durante una gita sui monti, ed è il coma per Yotam. Eli, trattenuto dal notaio per prendere possesso della casa, chiede a Iris di dare nuova vita al giardino abbandonato. Lei vi lavora il sabato, e il contatto tra i due, dopo un’iniziale diffidenza cede il passo ai sentimenti. Nasce una relazione che Eli tronca tornando a Chicago quando l’amico esce dal coma. Iris accoglie in casa il fidanzato e lo assiste contribuendo alla sua riabilitazione. Storia d’altri tempi, per così dire, ma illustrata senza drammi per indicare che la solidarietà e l’amicizia superano comportamenti imprevisti e apparentemente egoistici.

   Nella sezione Proxima Competition ha divertito l’anteprima mondiale di una romantica commedia spagnola che segna l’esordio della regista Andrea Bagney e il battesimo di un’attrice grintosa e determinata, Lourdes Hernández. Dura 80 minuti. In sei capitoli, girato in bianco e nero, il film segue l’iconografia del film muto per narrare l’exploit  di Ramona, 24 anni, di ritorno a Madrid dall’Inghilterra, e di nuovo accanto al compagno e alla loro figlioletta. In una taverna della capitale incontra un personaggio dal comportamento critico e indipendente col quale discute allegramente e beve un paio di bicchieri, poi lo molla freddamente e rientra a casa. Ramona vuole fare cinema. Ha un provino il giorno dopo e,  bizzarria vuole che il regista sia lo sconosciuto del bar. Lui la sostiene e le affida la parte. Dura cinque capitoli l’avventura cinematografica, ma tutto ha una fine, anche l’interpretazione di Ramona, e il distacco sarà amaro. Per il regista è la fine di un innamoramento mai dichiarato, per lei quella di un sentimento trattenuto per rispetto della sua situazione familiare. Nei panni del regista, Bruno Lastra, in quelli del marito, Francesco Carril.

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(Foto: America)