Seminci: Festival di Valladolid. Cap.1

In grande spolvero la 61ª edizione della Seminci (Semana Internacional de Cine) di Valladolid, dal 22 al 29 ottobre, con 200 film in catalogo e 17 lungometraggi in concorso. L’Italia partecipa con La pazza gioia di Paolo Virzí.

Ieri, Gran Gala con un’anteprima che segna l’esordio cinematografico di un regista teatrale, giá autore di corti e di due serie Tivú, Miguel del Arco, madrileño di cinquant’anni, ha scritto e diretto Las Furias (Le furie), l’incontro di una famiglia allargata per la celebrazione di un matrimonio che si trasforma in un gioco al massacro.  Con l’apporto di alcuni tra i migliori attori spagnoli, da Mercedes Sampietro a José Sacristan, da Gonzalo de Castro a Emma Suárez, il regista narra di una signora prossima ai settant’anni, proprietaria di una casa di campagna nelle vicinanze del Mar Cantabrico. Il marito, attore famoso, soffre di Halzeimer. Quando lei decide di vendere la casa e vedere il mondo insieme con una giovane con la quale intrattiene una relazione segreta, i figli si ribellano. L’unico che vi dimora è il figlio quarantenne che si ritiene scrittore, ma non ha mai pubblicato niente. La sorella maggiore ha una rubrica radiofonica, e passa guai col marito a causa di una breve relazione con un collega. L’altro figlio, felicemente sposato, è l’unico apparentemente sereno. Inoltre, una nipote adolescente sta uscendo da una depressione, ed è molto affezionata al nonno che ha perso la memoria. Tra dramma e commedia, ma prevalgono spunti umoristici, il film volge in tragedia nel finale quando i protagonisti si rivelano e si aggrediscono difendendo ognuno il proprio spazio, ma il regista sceglie un finale felice, annullando il rapporto causa effetto e rendendo irreale la vicenda.  Bravissimi gli attori.

Primo film in concorso la produzione franco polacca Agnus Dei (Les innocentes) di Anne Fontaine. Scritto a otto mani, il film si svolge vicino a Varsavia nel dicembre 1945. E’ finita da poco la seconda guerra mondiale e alcuni medici della croce rossa francese hanno istallato un’unitá per curare gli ultimi soldati francesi che tornano dal fronte. Una notte si presenta una monaca chiedendo aiuto per una sorella sofferente. Mathilde, giovane medico, l’accompagna senza informare i superiori. Scopre che le suore sono state violentate da soldati russi e che sette sono incinte. La madre superiore punisce la suora che ha chiamato il medico, ma Mathilde è già là e opera un parto cesareo. Il film descrive l’assistenza che lei da alle suore a insaputa dei colleghi, i rischi che corre e il confronto con le regole del monastero che non ammettono estranei. Non solo, ma alle suore non permettono neanche di essere toccate. Inoltre, il problema dell’affidamento dei neonati resta un mistero. Mathilde riesce a coinvolgere anche un collega, ma presto l’unità dovrá spostarsi a Berlino e si dovrá trovare una soluzione. Resta appena il tempo per una visita alla madre superiore, anch’essa violentata ma non incinta, che accetta di farsi visitare quando le sofferenze la costringono a letto e le viene diagnosticata una sifílide all’ultimo stadio. Narrazione serrata, una sceneggiatura studiata nei minimi particolari e attrici misurate danno vita a una drammatizzazione che riesce a coinvolgere gli spettatori lungo circa due ore di proiezione. Tra le protagoniste, Lou de Laage, Agata Buzek, Agata Kulesza, Joanna Kulig.  

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