Seminci: Festival di Valladolid. Cap.5

Oggi la sezione ufficiale della 61ª Seminci apre all’Iran con due film in concorso: Dokhtar (Figlia) di Reza Mirkarimi, e Forushande (Il Cliente) di Asghar Farhadi, quest'ultimo premiato a Cannes per la sceneggiatura e l’interpretazione.

Reza Mirkarimi, circa cinquant’anni, una decina di film e molti premi all’attivo, concorre con una storia di famiglie, di sentimenti e di rispetto delle tradizioni. Dokhtar, premiato al Festival di Mosca col San Giorgio d’oro e col San Giorgio d’argento, è stato girato tra Abadan e Teheran. Sullo sfondo di moderni agglomerati urbani mostra le preoccupazioni di un’adolescente che si appresta a entrare all’universitá. Setareh, figlia di un dirigente della raffineria di petrolio, vorrebbe andare a Teheran per celebrare con le amiche una coetanea che sta partendo con la famiglia per il Canada. Il padre non le da il permesso, e lei decide per un colpo di testa: andare e tornare in aereo in poche ore. Senonché il  volo di ritorno salta a causa di pessime condizioni atmosferiche, lei è accolta in casa dell’amica e informa la madre, ma il padre intercetta la telefonata, salta sul fuoristrada e la va a prendere.
 Azizi viaggia tutta la notte per trovare la figlia. Al mattino la carica sul fuoristrada, ma dopo un suo scatto di nervi la ragazza scappa impaurita. Improvvisamente il padre arcigno e temuto è disorientato. Chiede aiuto alla famiglia che ha ospitato Setareh e va dalla polizia dove spunta una traccia. La figlia si trova a casa di sua sorella con la quale non parla da molti anni. Lentamente al centro del film non ci sono piú i timori della ragazza, ma l’apprensione del padre e la scoperta di vecchi sentimenti. Lontano dagli impegni di lavoro, Azizi apre gli occhi sulle persone, comincia a rendersi conto delle ragioni degli altri e a ripensare la sua vita. Farhad Aslani, nei panni del padre, è stato giustamente premiato a Mosca. Del film, che dura poco piú di cento minuti, va detto che si avvale di una narrazione tradizionale, ma la drammatizzazione cresce fino a esplodere in un finale rivelatore. E poi, per chi volesse saperne di piú sulla societá  iraniana contemporanea, ci sono personaggi e situazioni.

Sempre in concorso il film di un altro paese islamico, la Tunisia, e ancora una volta affiora il problema del rispetto delle tradizioni, della disobbedienza e delle decisioni personali. In una produzione che coinvolge Francia, Belgio, Tunisia, Qatar, Emirati Arabi, il tunisino Mohamed Ben Attia ha scritto e diretto Inhebek Hedi, suo primo lungometraggio dopo cinque corti. Addetto alle vendite della Peugeot di Kairouan, Heidi è un giovane discreto che seguendo le tradizioni di famiglia e le decisioni di una madre possessiva si prepara a convolare a nozze. Quando la direzione lo invia nella localitá balneare di Mahdia nel tentativo di incrementare le vendite, conosce peró una guida turística, Rim, giovane ed emancipata, sempre in viaggio in Europa. E’ un reciproco colpo di fulmine. Dopo bagni in mare di giorno e di notte nasce una relazione discreta e appassionata, ma non essendo tornato a casa alla vigilia delle sue nozze, Heidi viene trovato dal fratello e dovrá rispondere a lui e alla madre di questa sua inadempienza. E’ il momento di dire tutto ciò che ha taciuto per anni, si sfoga ma alla fine si trova a un bivio: chi scegliere delle due ragazze? Prodotto tra gli altri anche dai fratelli Dardenne, il film segue la sua tesi senza colpi di scena avvalendosi di due buoni interpreti, Majd Mastoura, Rym Ben Messaoud.

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